È notizia di oggi che un alunno di una prima media a Piacenza ha preso una insegnante a pugni mandandola all’ospedale con una prognosi di sette giorni. L’episodio è solo l’ultimo di una catena di violenze che ha visto, a Caserta, una insegnante sfregiata con un coltello e a Foggia un vice preside è stato preso a pugni dal padre di un alunno solo per un rimprovero. I genitori prendono le difese dei figli e lo fanno con violenze con spedizioni punitive di una certa gravità. Episodi che avvengono di fronte a tutti i ragazzi. Esempi che restano nella memoria delle giovani generazioni. Non c’è più rispetto né autorevolezza. Sono saltati tutti una serie di valori. La scuola non è più maestra di vita. La scuola diventa teatro di scontro. Bulli contro alunni più fragili, contro gli insegnanti, i genitori contro gli insegnanti, contro i presidi. C’è chi chiede di spegnere i riflettori su questi episodi. Io credo di no. Credo che la scuola debba recuperare il suo ruolo, colpire i responsabili, ripristinare delle regole. La scuola non é una prigione, è un’istituzione fondamentale che merita il massimo rispetto. Che se viene meno può creare infiniti problemi sociali e didattici. Ci sono ragazzi che hanno paura di andare a scuola per paura di essere”bullizzati”, cioè diventare vittime di gesti di violenza fisici e psicologici. Ritorniamo alla domanda iniziale: “ma cosa è diventata la scuola?”. La scuola presenta mille sfumature di violenza. A chi non sono venuti i brividi quando le telecamere hanno mostrato operatrici di scuole della prima infanzia approfittarsi di piccoli bambini con crudeli angherie?. La scuola ha perduto credibilità. La situazione ha raggiunto la punta dell’iceberg. Chi vuol frequentarla seriamente si trova in difficoltà, perché emarginato. Gli insegnanti si sentono depauperati delle loro fatiche. Di autorevolezza e rispetto non se ne parli. Mai come in questo anno scolastico. Mai come in questi giorni. Si rendono urgenti decisi provvedimenti.