Dal punto di vista psicologico psichiatrico è altrettanto evidente come il dilagare del fenomeno “Connessione a Oltranza”, corrisponda ad un’esigenza evolutiva di trasformarsi in un homo sapiens ubiquitus: essere ovunque e con chiunque nello stesso momento. Come se il nostro cervello sapesse già, che nel futuro, non potrà fronteggiare la velocità e il ritmo di una vita molto diversa dalla attuale.
Il cervello è lento a trasformarsi, ma è abilissimo nell’intuire quelle che sono le esigenze della sopravvivenza alle future condizioni ambientali. L’utilizzo attuale degli smartphone è da considerare una prima forma di adattamento ad un ritmo di vita che già ci sta sfuggendo.
Lo stesso fenomeno si è verificato per ogni oggetto tecnologico, compresa l’auto. Ma la dipendenza da auto non si è verificata. Sicuramente non con la stessa voracità della dipendenza da smartphone. Il meccanismo mentale, che porta un oggetto da essere necessario ad essere il tuo metronomo di vita è intimo: la comunicazione.
Comunicare dà dipendenza. L’estemporaneità della comunicazione rinforza la dipendenza: Qui e Ora. La possibilità contemporanea di parlare, vedere e scrivere un messaggio è mettere un like ci conferisce super poteri comunicativi, ai quali è difficile rinunciare, una volta provati.
L’aspetto che eleva esponenzialmente la dipendenza è comunque di matrice sentimentale o sessuale. Il fatto di poter avere più relazioni rimanendo seduti in auto al semaforo rosso, rende l’uomo costantemente sotto l’effetto degli psicostimolanti. La possibilità di scorrere foto pornografiche che ti dicono “Fai presto vieni”, ti fa sperare che il semaforo continui a essere rosso in eterno. Se pensiamo a cinque anni fa, i semafori rossi, i passaggi a livelli chiusi e le lunghe code ci innervosivano. Ora ci rilassano, perché è il momento buono per essere dovunque e con chiunque. Il tempo morto dell’attesa si è trasformato in una dose di cocaina. Cosa chiedere di più?
Vediamo però The Dark Side of the Moon. Dipendenza e Libertà sono inevitabilmente concetti opposti. Il cervello, nel lungo periodo, fa fatica a gestirli insieme e qui iniziano gli effetti collaterali. Non sono poi così rare le immagini attuali di facce deformate dal fastidio di ricevere un messaggio o un messaggio e una telefonata insieme o un messaggio, una telefonata e una foto. Sia che il momento sia appropriato o meno. Su di noi e sugli altri notiamo i primi segni di insofferenza. Il cervello dovrà trovare il modo di aggiustarsi su questo fronte.
La dipendenza da smartphone induce vite parallele, anche queste non semplici da coordinare. Lo smartphone è ormai la nostra black box, con tutti i suoi segreti. Con l’espansione nella Nuvola, che comunque sa tutto anche lei. Viene sempre il momento in cui il cervello ti chiede in maniera molesta: chi sei tu? Quello fuori vestito con abiti consueti o quello con la cover di colore nero opaco? Cominciano i problemi di identità esistenziale, cosa non da poco. I giovani di oggi la definirebbero una situazione pesante.