Per 4 italiani su 10 l’automazione e l’high tech ridurrà i posti di lavoro anziché aumentarne. Una paura emersa nel rapporto Agi-Censis “Uomini,robot e tasse”. Uno stato d’animo altalenante quello che si respira attorno alla materia. Si profila un forte ritardo del Belpaese nel campo dell’innovazione e nella robotica, ma le stesse suscitano paure nel campo del lavoro. Il Paese non è pronto a ‘vivere’ una rivoluzione tecnologica di ampia portata. Un timore che accomuna soprattutto famiglie di livello socio- economico basso (66,7 per cento,due su tre)-dati ANSA-, o privi di studi superiori (59,2, tre su cinque). Dall’indagine emerge la paura di non avere le conoscenze giuste per interagire con soluzioni robotizzate speciali. Sono 4 su 10 gli italiani che temono una riduzione delle opportunità di lavoro. Soprattutto per chi non ha studi elevati e specialistici (43,8 per cento). Al contrario c’è un 33,5 per cento che pensa possa aprirsi panorama nuovo di opportunità professionali, di lavori basici e di supporto. Circa la metà degli intervistati ritiene che l’Italia resti nelle posizioni di retroguardia in campo internazionale e ci sia ancora da lavorare per ridurre il gas in tema di innovazione. I cervelli che devono scappare all’estero per specializzarsi e colmare le loro ambizioni ne sono un chiaro esempio.
Autore: Angela Pieri
I Giovani e L’Informazione
In Italia i giovani scelgono internet per informarsi, mezzo prescelto dal 66 per cento da ragazzi tra 11 e 30 anni. Seguono la TV (27) e fortemente distanziati i giornali 5 e la radio 2 per cento. L’indagine realizzata da Skuola.net in collaborazione con Engage per la rubrica Young Corner ha sentito il parere di 3711 giovani. Si evince un quadro positivo sulla voglia e il bisogno di informazione. Al 76 per cento piace informarsi e approfondire temi di attualità. E in maniera netta usano internet. Al primo posto ci sono i social network 37, seguiti da i motori di ricerca 30, siti delle testate 19, le app 9 e i blog 5. Tra i social network la parte del leone la fa Facebook 51. Sui loro smartphone installano app dedicate al mondo dell’informazione per lo più legate alle testate giornalistiche. I principali interessi vertono sull’attualità, novità tecnologiche, le ultime tendenze sulla moda e sul costume, il gossip e le novità sul mondo scolastico. Ogni generazione ha avuto il suo modo di informarsi. La generazione dei Millennials sfrutta totalmente le potenzialità della rete. Si abbandona la carta stampata, i cui indici di declino sono in netto calo. Si preferisce internet per la sua facile fruizione, le sue notizie in tempo reale e le sue diverse declinazioni. L’informazione sta vivendo una vera e propria rivoluzione per stare al passo coi tempi e le esigenze del pubblico. Non sono più i giovani ad andare a caccia di notizie la sono le notizie ad entrare nelle loro caselle di posta elettronica. L’informazione deve essere breve, chiara e diretta. Questo giustifica la fortuna delle video news e di YouTube. C’è fame di informazione, quindi, ma adattata alle proprie esigenze e ai propri orari.
Lavoro Una Faccenda Tra Amici
Continua l’abitudine di cercare un posto di lavoro rivolgendosi a parenti e amici. Nessuna fiducia nei canali istituzionali e nelle strutture pubbliche. È la stessa “Repubblica” ha informare come al ministro Giuliano Poletti sia toccata una sonora reprimenda dopo aver pronunciato la frase “per cercare lavoro fa più una partita di calcetto che un curriculum”. Una esternazione diretta ma purtroppo vera. In Italia, nel 2016, l’84,4 per cento di chi cercava lavoro ha contattato parenti, amici e sindacati, mentre solo il 25,6 per cento si è rivolto a un cento pubblico per l’impiego. Nel 2015 era stata del 28,2. L’appoggio dagli amici – fonte Eurostat- è superiore alla media europea è più che doppia a quella tedesca (40,4). L’amico dell’amico resta l’ipotesi più accreditata per entrare nel mondo del lavoro. E ciò la dice lunga sull’insufficiente organizzazione e promozione delle attività lavorative nel nostro Paese. Non c’è grande speranza di trovare un’occupazione neppure tramite le agenzie di lavoro private, frequentate da appena il 15,2 contro il 24,2 nell’Unione Europea. Predomina l’arte di arrangiarsi, agganciando quei canali che sulla carta possono offrire più possibilità. Quell’amico o quel parente che non può dire di no. Gran parte, 69 per cento, si rivolge direttamente al datore di lavoro, in seguito all’intermediazione tra conoscenti. Il 64,5 dei disoccupati controllano gli annunci sui giornali o invia il proprio curriculum. Il 24,3 dichiara di aver cercato di trovare un’occupazione sostenendo esami, test o interviste(16 la media europea) e 1 per cento afferma di aver cercato permessi, licenze o aiuti finanziari. La classica raccomandazione resta dunque la forma preferita. Perché l’unica risolutiva? Perché la più facile? Perché l’unica forma di successo? Una abitudine tutta italiana. Una tendenza quasi impossibile da cambiare. Meglio, da voler cambiare.
Volta la Carta
Editoriali spot di Angela Pieri (io), raccolti nella collana Volta la Carta, titolo della canzone di Fabrizio de Andrè. Un modo di osservare la realtà non solo dalla prima apparenza.
Povera Italia
In un mondo globalizzato, il transito di risorse umane da un paese all’altro non può che portare ad un arricchimento esponenziale di idee. La fuga dei cervelli italiani verso altri continenti potrebbe essere il germoglio di una nuova civiltà come una moderna Magna Grecia. Ma è proprio cosi? Proviamo a voltare la carta.
L’Italia terra di conquista e polo d’attrazione per migliaia di stranieri, provenienti dai luoghi più disastrati del mondo, è diventata terra da cui scappare per molti giovani italiani. Costretti a fuggire in cerca di un lavoro a condizioni più accettabili. O di un futuro che possa definirsi tale. Un paradosso, per uno degli stati più all’avanguardia in molti settori professionali. Una triste realtà. Poi c’è una via di mezzo, ancora più scadente: i cosiddetti Neet, giovani che non studiano, non lavorano e neppure sono in cerca di occupazione. Ormai arresi. Un mare di giovani e fresche risorse perse da una nazione incapace di fornire gli strumenti per valorizzarle. Un quadro sotto gli occhi di tutti, ma per il quale gli enti preposti a metterci mano, non prendono seri provvedimenti. Una situazione preoccupante, se non esplosiva, perché cresce il numero di giovani a carico delle famiglie, con tutti i problemi del caso. S’aggiunge un mercato povero di opportunità per chi ha trascorso anni di faticosi studi. Così un gran numero di giovani sogna di fare le valigie. Crolla il mito di una patria, terra di fortuna per i suoi figli, mentre si registra un’invasione di disperati che cercano di arrivare ad ogni costo in Italia, con la speranza di proseguire poi verso altri stati europei. Due umanità in fuga: una dalle bombe e dalla povertà, l’altra dalle disillusioni e dalle insoddisfazioni. Due sconfitte in ogni caso.
La difesa è sempre legittima?
Ovvio. L’uomo ha sempre cercato di difendersi fin dalla preistoria: dagli animali feroci, dalle intemperie atmosferiche, dalle malattie e così via. Quindi perché porsi questa domanda? Perchè sono sempre più le persone che si muniscono di un porto d’armi per difendersi da violenti intrusi nella proprie abitazioni o negli ambienti di lavoro. Ma è proprio cosi? Proviamo a voltare la carta. Volendo considerare tutto ma proprio tutto, ritengo che occupare l’altrui spazio non abbia giustificazioni, se non legittimamente dichiarate, quindi un’intrusione di campo giustifica la legittima difesa. È un valore primordiale, un bisogno naturale. Altra cosa è sparare alle spalle di un ladro in fuga, quando ormai non sembra esserci più pericolo, Voltando la carta non trovo elementi a supporto di un atteggiamento passivo di fronte ad un aggressore. Giulia Bongiorno, da tempo in prima linea su questo tema, evidenzia come la legge italiana prevede che si possa aprire il fuoco solo in caso di pericolo imminente. Ma i legislatori saprebbero distinguere se la pistola che si muove nel buio nelle mani di un intruso sia un’arma giocattolo oppure no? Come difenderebbero i loro figli che dormono nella camera accanto?