Servono Braccia non Cervelli

La notizia ha aperto un grosso dibattito ed ha suscitato un grande clamore. Da sempre un punto fermo nell’educazione dei figli è l’istruzione. Le famiglie italiane riversano ambiziose aspettative sulla cultura come valore personale e strumento utile per immettersi nel mercato del lavoro. Ha dunque suscitato clamore la dichiarazione del presidente degli industriali di Cuneo Mauro Gola che in una lettera aperta si rivolge alle famiglie con questo consiglio:”Cari genitori se volete che vostro figlio lavori sappiate che a noi non servono letterati e grandi cervelli, ma operai”. Un consiglio crudo, diretto, spiazzante ma, purtroppo, vero. La scelta della scuola media superiore è per ogni ragazzo una decisione non da poco, perché ne va del corso della vita, almeno quella lavorativa. Finora muoversi del “campo minato” del lavoro era più facile se in possesso di una laurea o quanto meno di un diploma di alta specializzazione. E ora? Che sta succedendo? Per trovare un posto di lavoro sicuro servono braccia. Esaminando obiettivamente la realtà, il mondo produttivo cerca figure molto diverse da quelle che cercava una decina di anni fa. C’è bisogno di super esperti in informatica, ingegneria, elettronica, alta tecnologia, ma anche di manovalanza, quei lavori manuali che per lungo tempo sono stati snobbati come di seconda categoria. Si invita, pertanto, a verificare di quali specifiche figure hanno bisogno le aziende nei prossimi anni per poi intraprendere un percorso di studi che istruisca delle richieste del mercato. Del resto è sempre più frequente imbatterci in lavoratori stranieri per lavori considerati usuranti, di fatica, di condizioni di lavoro pesanti. Ma mi chiedo e vi chiedo: il sistema scolastico italiano fornisce gli strumenti e la preparazione giusta per quanto serve ai futuri lavoratori? Stendiamo un pietoso velo.

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