Abbiamo navigato in rete per capire se il bullismo fosse un fenomeno solo made in Italy. E abbiamo scoperto da un articolo stampato su “La Stampa” che non solo non è solo italiano ma neppure solo degli ultimi anni. Uno studio americano prendeva in esame una ricerca del 2008 che registrava oltre 250mila docenti (il 7% del totale) minacciati o aggrediti. Un’altra ricerca di un anno dopo alzava la soglia all’11% degli insegnanti che avevano ricevuto minacce verbali, urli e frasi infamanti. L’ultimo rapporto raccoglie testimonianze più gravi, con l’80% dei professori vittime di più o meno gravi soprusi. Il Dipartimento dell’Educazione americana segnala un 20 per cento di docenti delle scuole pubbliche insultati e offesi pesantemente, il 10 per cento minacciati fisicamente e il 5per cento aggrediti. Il bullismo contro i docenti sta diventando una vera e propria malattia in occidente. Nel 2014 in Gran Bretagna uno studente accoltellò a morte una professoressa. Sempre nel 2014 una ricerca della Association of Teachers And Lecturers il 57% del personale scolastico aveva subito soprusi da studenti. Manifestazioni di bullismo anche nelle scuole canadesi e del Regno Unito, nonché nelle scuole secondarie della Slovacchia dove una ricerca – del 2007- riportava che su 364 docenti il 49% dichiaravano di essere stati vittime di soprusi negli ultimi 30 giorni. Negli istituti professionali la percentuale saliva addirittura al 55per cento. Come si evince le scuole sono diventate ambienti dove la violenza sembra regnare sovrana. Non è concepibile che pochi bulli tengano in scacco professori e dirigenti scolastici laddove dovrebbero stare attenti e imparare per il loro futuro. Però questo succede, come abbiamo dimostrato non solo in Italia. Io ritengo che la Comunità Europea dovrebbe prendere drastiche e severe contromisure, da adottare in ogni Paese. Perché la scuola non è uno scherzo e non può bastare la scusa del giorno dopo.
Bullismo Contro un Professore
Stamani mattina i quotidiani aprono con una notizia proveniente proprio dalla nostra città: Lucca.
Una notizia per niente edificante e che va ad aumentare il numero degli episodi di bullismo. A farne le spese questa volta un professore di un istituto commerciale della città. L’insegnante, in classe, è stato umiliato, sbertucciato, gli è stato ordinato di mettere un sei sul registro di classe a forza di minacce. Una scena inverosimile tra le urla e le risate dei compagni di classe. Nella scena immortalata da uno smartphone si vede il professore come inebetito, incapace della più minima reazione alle offese e agli ordini ricevuti. In breve tempo il video fa il giro del web. Partono le denunce e la situazione viene studiata se ci siano addirittura gli estremi per stalking. Gli episodi di bullismo sono diventati un vero e proprio “cancro” della società. Nessuna categoria sociale ne è immune. Creano vittime che arrivano al suicidio. Situazioni di nascosta frustrazione. Sembra mancare un argine. Le leggi ci sono ma la maggior parte dei carnefici sono minorenni contro i quali viene fatto poco. Anche le campagne di prevenzione non portano ai risultati sperati. Gli episodi aumentano e salgono di grado come nel caso di bullismo contro un insegnante. Potremo ricordare un elenco infinito di violenze e sopruso di ogni tipo, ma il punto è un altro. Come riprendere in mano una situazione che sembra sfuggita di mano? La nostra società è diventata troppo violenta. Tutto sembra “passare in cavalleria”. Dai casi più gravi a quelli più leggeri. Io credo che servirebbero pene più severe. Se quel ragazzo che ha oltraggiato il professore fosse bandito da quella scuola, magari i compagni ci penserebbero due volte prima di ripetere gesti simili. Ma qui entra in gioco la famiglia, sempre pronta alla difesa del proprio figlio. Spesso assente nell’insegnare le regole di rispetto e buona educazione. La scuola è un’istituzione e va fatta rispettare in ogni suo elemento. Chi non è d’accordo non ha il diritto di frequentarla.
Ricordando Frizzi…
Perché la programmazione della Rai è stata modificata per la morte di Frizzi e non lo si fece per la morte di Falcone? In questo Paese tutto può succedere. Poche cose hanno una logica comprensibile. Cerchiamo di darne una spiegazione. Il sincero ed enorme cordoglio riportato per la morte dell’amato presentatore della Rai ha portato ad una cosa che non si era mai vista: la camera ardente ha stata ospitata nella sede della Rai in viale Mazzini, i funerali sono stati mandati in diretta, mentre centinaia e centinaia di persone hanno fatto la fila per porgere l’estremo saluto a quello che è stato definito “uno di noi”. Frizzi era il conduttore e l’amico della porta accanto, un vicino di casa, garbato, educato, con la faccia leale, l’amico di cui ti potevi fidare. L’amico che ogni sera portava allegria nelle case, senza sbavature o alzate di testa. L’educazione e la semplicità erano la sua cifra, tanto da diventare “un eroe dei buoni sentimenti”. La sua morte così brutale e veloce, che lascia una giovane compagna e una bimba di 4 anni, Stella, è stata vissuta come un lutto collettivo, come fosse scomparso un eroe dei nostri tempi. E la Rai ha portato rispetto ad un suo collaboratore- cavalcando l’onda emozionale dell’intera nazione- sconvolgendo il palinsesto e l’intera programmazione. Falcone era un eroe vero. Un eroe che ha dato la vita per la giustizia e il suo paese. La strage mafiosa che lo portò via impietrì il Paese. Subentrò la paura e l’impotenza. Sentimenti uguali e tali a quelli che l’opinione pubblica provò per l’altro magistrato Borsellino ucciso sempre dalla mafia qualche mese dopo. Il mio pensiero su queste vicende è il seguente:Frizzi entrava ogni sera nelle case degli italiani, con la sua bontà mai millantata ma vera e scanzonata. Inoltre, senza farsene vanto, aveva salvato la vita di una giovane donna, donando il midollo osseo. Gesti che la gente non dimentica. Falcone ha perso la vita per gli italiani, assieme alla moglie Francesca e a gli uomini della sua scorta. Cosa poteva fare di più? Ma era meno conosciuto. Anzi era costretto a vivere isolato, presente solo sporadicamente nelle case della gente, con modalità che gli impedivano di essere sempre sotto gli occhi delle persone. Il suo lavoro doveva essere più anonimo possibile. Se per Frizzi la cifra era la familiarità per Falcone era la riservatezza. Al tempo del povero Falcone, la Rai era in mano a dirigenti di piccolo calibro che pensarono bene di onorare una simile tragedia mandando in onda la trasmissione “Scommettiamo che”, per uno strano caso condotta proprio da Frizzi. Un errore che non si è ripetuto in occasione della morte di quest’ultimo. La politica è sempre pronta a cavalcare la cronaca. É stato deciso di dedicare una strada al presentatore romano, ma visto la condizione delle strade nella capitale, sarà piena di buche?
Trump e Berlusconi , Così Simili Così Diversi
Il mondo li conosce, li giudica, l’invidia e li odia. Sono leader capace di suscitare sentimenti simili o contrapposti, ma nessuno può ignorarli. Tanto è fragorosa la loro personalità. Hanno dimostrato fin da giovani un comune interesse negli affari e nelle imprese soprattutto nel settore immobiliare, a fondamento delle loro fortune. Partano come outsider e si fanno strada con astuzia e spregiudicatezza. Trump viene dal Queens e lotta, per decenni, per farsi spazio a Manhattan. Ma l’establishment di NewYork accetta malvolentieri la spacconeria del presidente degli USA. Anche Berlusconi, negli anni ’70 e ’80 era visto con una certa diffidenza dal salotto buono della finanza. Il secondo terreno di conquista dei due è stata la TV, subito dopo il mattone. Trump crea il reality show di grande successo” The Apprentice” trasmesso in Italia su Sky. Ma niente in confronto all’impero televisivo di cui è proprietario il Cavaliere, le famose tre reti di Canale 5, Rete 4, Italia Uno. Sia l’uno sia l’altro sono straricchi- secondo la classifica Forbes- Berlusconi è titolare di 7,4 miliardi di dollari, Trump di 4,1 miliardi anche se ne ha dichiarato il doppio. Entrambi si sono interessati dello sport. Il Cavaliere ha stravinto di tutto e di più, per decenni, con la squadra del Milan, recentemente ceduta. Trump ha tentato con il wrestling ma è stata una passione passeggera. Passioni forti invece sono state quelle per le donne. Con grande intraprendenza hanno vissuto matrimoni con donne bellissime (si sono fatti spennare con i divorzi dalle ex Ivana e Veronica )e ora hanno accanto giovani amanti (Melania e Francesca). Hanno avuto figli da diversi matrimoni e il Cavaliere è a quota 11 nipoti. Entrambi rappresentano l’apoteosi del successo e Trump è arrivato addirittura alla Casa Bianca. In politica sono entrati nella terza età, con metodi sconosciuti alla politica tradizionale. Entrambi di destra, Berlusconi è un moderato liberale, grande affabulatore, Trump interpreta la destra in maniera più ruvida e radicale. Il Presidente della Casa Bianca è un fautore delle armi, taglierebbe tutte le spese all’estero tranne quelle militari. Sia l’uno che l’altro cavalcano il malessere anti politico usando un lessico assai diretto. Come imprenditori sono stati capaci di creare un impero economico enorme, ostentato in maniera spesso pacchiana. Entrambi hanno conflitti di interesse ma non se ne curano. Quello che invece curano molto è la loro immagine. Nutrono un’attenzione quasi maniacale per il proprio look (stile anni ’80) ampiamente discusso. Sempre molto eleganti nel vestire, capelli neri che sembrano disegnati sulla testa quelli di Berlusconi, rossicci con ciuffo quelli di Trump. Entrambi disprezzano la giustizia italiana. Arcinota la considerazione e le battaglie intraprese contro i giudici dal Cavaliere, ma anche Trump si scatenò contro i giudici italiani in difesa di Amanda Fox. Trump attua la più potente riforma fiscale della storia recente d’America, Berlusconi vuole la flat tax. I due si ignorano platealmente.Ma non li ignora il mondo. Ogni giorno i media si interessano di loro. Perché dalle loro decisioni ,soprattutto quelle di Trump, ne conseguono le sorti di tanti popoli.
Interpretazione Film “The Place”
The Place, il posto, è l’unica ambientazione del film. È una caffetteria stretta e lunga, che fa da angolo ad un palazzo che si affaccia su una strada trafficata. Dentro, notte e giorno, ad uno dei tavoli, sempre lo stesso, c’è un uomo misterioso con un agenda sulla quale scrive, cose che noi non sappiamo, e legge. Non si sposta mai dal suo posto dove incontra nove personaggi che vengono da lui a chiedere “miracoli”. Non sappiamo niente di lui. Chi lo viene a cercare sa solo che è capace di esaudire desideri. Ognuno chiede qualcosa, ricchezza, bellezza, fede, sesso, salute, speranza. L’uomo, il bravissimo attore Valerio Mastrandrea, avverte ognuno che tutte le richieste hanno un prezzo da pagare, sempre molto alto anzi mostruoso. Lui incontra un’umanità variegata con la quale stringe patti diabolici ma nessuno viene costretto a fare qualcosa. The Place è un film ambiguo e misterioso. Niente è certo, tutto sfuma.L’interpretazione degli attori è magistrale, soprattutto quella di Mastrandrea che é perfetta. The Place corale che apre il sipario ad un’infinità di domande esistenziali sul bene e sul male nonché sul libero arbitrio. Questi uomini e donne che si rivolgono all’uomo misterioso che cosa sarebbero disposte a fare per ottenere ciò che vogliono? Lui dice che i desideri saranno esauditi ma in cambio di compiti da svolgere.Quanto saranno disposti a spingersi oltre i protagonisti per realizzare i loro sogni? Chi stabilisce le regole? Le scelte e le conseguenze dipendono solo da quelli che si siedono davanti a lui in quel caffè, sono completamente liberi di scegliere la loro strada. E qui scatta la funzione del libero arbitrio di fronte a scelte di bene o di male. Chi sceglie il primo chi il secondo. Si scava nell’animo umano. È un’indagine a tratti disumana come quella del padre disposto ad uccidere un bambino per salvare il suo. Ma questi sono i personaggi che ruotano su se stessi. Sono persone bisognose di miracoli e ogni volta tornano dall’uomo per raccontargli come procede la loro vita, tessendo una trama di storie che si intrecciano con un ritmo sempre più teso. Alle richieste degli avventori del bar l’uomo risponde sempre “si può fare” ma c’è un prezzo alto, anzi altissimo da pagare. Qualcuno pensa sia un mostro, ma in realtà lui non chiede niente, sono i personaggi a cercarlo e lui commissiona e scrive sull’agenda. Il compito viene svolto dal cliente fuori campo, il ritmo è calzante ma quieto, fatto di dialoghi e di sguardi, senza azione. È un film corale, la visione teatrale. Il regista invita ogni spettatore a chiedersi fin dove saremmo pronti a spingerci per risolvere una situazione che ci sta a cuore. Ci sono limiti che regolano il comportamento di ciascuno oppure l’etica si sposta a seconda della situazione che si vive? The Place è un film che fa fare i conti con la nostra anima più nera che può venire fuori in una determinata situazione. Il pubblico è portato ad identificarsi in queste 10 storie e a chiedersi:” Cosa farei io al suo posto?”. Le performance degli attori sono tutte ben riuscite, i personaggi rappresentati con grande spessore, tramite una carrellata di volti e di gesti, il regista mostra con chiarezza che da ogni singola azione ne derivano altre che non sempre sono in linea le intenzioni iniziali. Genovese, il regista, sembra voler ricordare che nessuno ci obbliga a fare niente, ogni azione è frutto della propria volontà, e che c’è sempre una seconda strada da percorrere. Ciò che può essere banale per una persona può essere vitale per un’altra. I due personaggi che mi hanno più colpito sono stati gli stessi che chiudono la scena, lasciando incerto il finale, aprendolo ad un’infinito numero di possibilità. Mi riferisco all’uomo misterioso e al personaggio impersonato dall’attrice Sabrina Ferilli che è la cameriera del bar, quella che serve cappuccini, torte, insalate, té e chiede più volte all’uomo misterioso se vuole un caffè. La donna è l’unica che non chiede qualcosa all’uomo ma fa domande, per questo non riceve compiti da eseguire. Forse anche l’uomo impersonato, dall’attore Valerio Mastrandrea, vuole qualcosa, potrebbe avere un desiderio impossibile. Il mistero regna sovrano, ma quando la vecchietta, che vuole la guarigione del marito, siede al suo tavolo e dice che ha deciso di mettere la bomba proprio in quel bar, il giovane dirige prontamente lo sguardo verso la cameriera, come se volesse proteggerla. L’uomo non si sposta dal bar, dal suo angoletto, anche oltre l’ora di chiusura. La donna è sempre là, sembra un personaggio solitario che continua ad osservare il via vai di persone con i loro problemi, e lo fa dall’esterno. Nel film ci sono personaggi che scelgono di non abbracciare il compito, altri invece lo eseguono, poi ci sono figure intermedie come il ragazzo che è pronto a fare una rapina ma non ha il coraggio di dire al proprio padre l’amore che nutre per lui. Ambigua è la conclusione del fil che vede nel filo di fumo della carta che brucia nel posacenere-gesto compiuto ogni volta il compiuto veniva realizzato- in quel tavolino per la prima volta rimasto vuoto la fine dei tormenti o il passaggio del testimone, cosa che non sapremo mai. Tutto resta indistinto, fumoso, aleatorio. A me fa piacere pensare che tra l’uomo e la donna sia scoppiato l’amore e i desideri dei due personaggi abbiano finalmente preso vita.
La Forza del Selfie
La lettura della seguente frase “Nell’era dei selfie specchiarsi nell’altro è rivoluzionario” mi sembra particolarmente interessante. Secondo le stime-fonte ANSA-, in media, ognuno di noi passa 5 anni della propria vita collegato a Internet, 11 davanti alla tv. “Con quante persone potremmo connetterci se ci prendessimo la briga di guardarci negli occhi gli uni con gli altri? E come cambierebbe la percezione che abbiamo del mondo?”. Quando si pensa a condizioni di solitudine, fragilità, povertà ci immaginiamo sempre situazioni astratte, lontane, virtuali, generalizzate, un fenomeno sociale da guardare alla televisione o un articolo di cronaca nera da presentare e conquistare il massimo dell’audience. Invece quel vissuto è lì. È un amico, un compagno di scuola, un parente, un vicino di casa. Rapportarsi con gli altri non è mai troppo facile. Nell’era dei selfie dove ci si specchia solo negli schermi dei propri smartphone, specchiarsi negli occhi dell’altro è difficile, ma rivoluzionario. Apre un mondo nuovo fatto di percezioni profonde, di parole rassicuranti, di vissuti comuni, di sensazioni rare. Un confronto diretto apre un mondo nuovo. I gesti e le parole diventano non solo utili ma necessarie. Le emozioni diventano sensazioni uniche e avvolgenti. Oramai lo stile di vita, frenetico e sfuggente, porta a guardare il mondo e le persone in modo superficiale. È un guardare e non vedere. C’è un universo intero di persone sofferenti. Tutto è visibile. Tutto è alla luce del sole. Ma resta fuori della porta di casa. Eppure basterebbe poco: una telefonata, una chiacchierata, un’uscita per un caffè. Ma non c’è tempo né voglia. Basta un selfie, un sms, un email. Importanti, niente da dire ma insufficienti a creare un confronto vero, una comunicazione aperta.
Eppure ci sarebbe un immenso bisogno di incontrare l’altro, di dargli la mano, di aprirgli il cuore raccontando le insoddisfazioni, i dolori, le pene. Chiedergli consigli, confrontare le idee e aiutarsi nei momenti più bui. Ma farsi un selfie e poi inviarlo è più facile e anche……più vanitoso.
Le Adolescenti di Oggi
Un tema apparentemente semplice, in realtà difficile e multiforme. Le adolescenti di oggi vivono molte più esperienze rispetto alle coetanee di 10 anni fa. Nate digitali per loro è naturale e semplice comunicare in rete, usare app e social network. Anzi, si può dire, che trascorrono molto del loro tempo a messaggiare su WhatsApp, ad informarsi su i tablet e con gli smartphone sempre in mano. Ma hanno gli strumenti emotivi per comprenderli? Molte adolescenti dei giorni nostri proprio no. Appaiono ” super eroine fragili, fragili”. E hanno comportamenti contraddittori. Si sfiniscono nelle palestre per avere un fisico al top e poi fumano e sono protagoniste dei binge drinking, abbuffate alcoliche. Fanno tutto troppo presto, bruciano le tappe. Consumano il sesso presto come fosse un’esperienza come un’altra, senza grandi sentimenti, nè paure. Anzi sfidano la vita abbracciando uno stile rischioso e inquieto. I pomeriggi con gli amici non bastono più, lo “struscio cittadino” ancora meno, vogliono uscire la sera e fare tardi. Nel gruppo si sentano forti, da soli si sentano persi. Condividono in rete tutti i loro segreti, talvolta anche foto hot, per poi pentirsene. La maggior parte delle adolescenti di oggi vive un rapporto conflittuale con i propri genitori mentre si fidano delle amicizie. Sono insoddisfatte del loro aspetto fisico e hanno paura di essere giudicate per il loro corpo. Cercano di essere sempre al top. Molte fanno shopping compulsivo o sport perché l’estetica è un must. È solo di pochi mesi fa lo scandalo di minorenni pronte a prostituirsi per guadagnare e poter comprarsi capi firmati e lussi vari. Non hanno il senso dell’economia. Sfidano la vita, abbiamo detto, e prendono come punti di riferimento donne forti e coraggiose, belle e con una vita facile. Spesso usano un trucco marcato e un’abbigliamento provocante. Dietro il loro aspetto esteriore ci sono fragilità e incertezze, nascoste alla cerchia familiare. Le ragazzine di oggi sono quasi per niente interessate alla politica, poco alla fede, molto di più al volontariato. Al primo posto non c’è la realizzazione di una famiglia e dei figli, sono traguardi troppo lontani, bensì la libertà. La loro resilienza emotiva è ancora in divenire e il rischio è di trovarsi impreparate alla difficile è imprevedibile “giostra della vita”.
Consigli nella Giornata Internazionale del Sonno
Dormire è un piacere sublime ma Il Messaggero.it informa che dodici milioni di italiani soffrono di insonnia a diversi livelli di intensità. Nella Giornata internazionale del sonno, la Coldiretti indica le regole per contrastarla. Via libera a pane, pasta e riso, lattuga, radicchio, aglio, formaggi freschi, uova bollite, latte caldo e frutta. “Per un vero sonno ristoratore- spiega la Coldiretti- vanno evitati i cibi pesanti, i superalcolici, cioccolato, cacao, tè, caffè ed energy drink il cui consumo è ormai un problema per gli adolescenti italiani. Tre quarti di loro assume caffeina ogni giorno e il 46% oltrepassa i limiti massimi raccomandati. “Ma per un buon riposo -rende noto la Coldiretti- oltre a non consumare bevande eccitanti durante il giorno, a cena non vanno cucinati alimenti con curry, pepe, paprika, troppo sale, salatini e piatti nei quali sia stato utilizzato dado da cucina. Ma esistono anche cibi amici del riposo: pasta, riso, orzo, pane e alimenti che contengono un aminoacido, il triptofano, che favorisce la sintesi della serotonina stimolante il rilassamento. A cena vanno bene legumi, uova bollite, carne, pesce, formaggi freschi”. La serotonina aumenta con la frutta fresca di stagione, la lattuga, il radicchio rosso e aglio ma anche zucca, rape e cavoli. Oltre a conciliare il sonno, un bicchiere di latte caldo combatte l’acidità di stomaco. Ottimi anche formaggi freschi e yogurt capaci di attenuare insonnia e nervosismo. La Coldiretti fa presente, infine, come una porzione di dolce abbia un’azione anti stress, così come infusi e tisane dolcificate col miele.
Due Tragedie Troppo Grandi
Due giovani padri. Due immense tragedie. Uno tradito dal cuore, l’altro dalla mente. Episodi che, negli stessi giorni, hanno letteralmente sconvolto l’opinione pubblica. La morte di Davide Astori, capitano della Fiorentina, ha suscitato una profonda emozione nella collettività. In maniera del tutto inaspettata, il suo cuore ha smesso di battere nella notte, lasciando nella più cupa disperazione, oltre ai familiari e ai tifosi, la compagna Francesca è la loro piccola Vittoria di due anni. Il cielo sembrava illuminare la loro vita è niente lasciava presagire questo tragico destino. La città di Firenze ha pianto la perdita del “capitano suo capitano” e l’Italia intera ha reso onore alla triste sorte di questo ragazzo a cui tutto sembrava sorridesse. C’è da chiedersi per esempio come mai la popolarità di un calciatore, morto a 31 anni per cause naturali, si riveli un valore prioritario rispetto alla società, alla politica, alla sicurezza rispetto a tragedie incredibilmente efferate come quella messa in atto dal carabiniere Luca Capasso di Cisterna di Latina, che ha messo fine si suoi giorni, dopo aver sparato più volte alla moglie Antonietta e dopo aver ucciso le loro due figlie, la tredicenne Alessia è la più piccola Martina. L’uomo stava vivendo un periodo particolarmente difficile e di grande disagio perché, a seguito di frequenti maltrattamenti e violenze, la moglie voleva la separazione. E il Capasso “ha perduto la testa”. Con l’agghiacciante nota che Capasso aveva premeditato tutto nei minimi particolari.Questi due episodi hanno suscitato in me emozioni e pensieri contrastanti: dolore, imprevidibilità, morte, paura e anche pensieri paralleli di come i media possono influenzare la loro percezione emotiva. Ritengo queste due morti frutto di un dolore diverso. Davide è morto con tutti gli onori. Non è giusto morire così. Nell’antichità si diceva che muore giovane chi è caro agli dei. Luca è morto per mano sua dopo che la stessa aveva ucciso sangue del suo sangue. Ma anch’egli dopo ore di dolore, di disperazione e forse di follia. Due casi umani. Sui quali deve calare il silenzio e il massimo rispetto per le vittime, vive o morte.
L’ora X per le Vaccinazioni
Secondo le stime della Società italiana di Igiene 30 mila bambini non hanno ancora adempiuto all’obbligo di vaccinazione che scade nella giornata odierna. La legge prevede l’esclusione da nidi e materne, dunque di bambini sotto i sei anni. Ricordiamo quali sono i 10 vaccini obbligatori: anti poliomielitica, anti difterica, anti tetanica, anti epatite B, anti pertosse, anti haemophilus influenzae tipo B, anti morbillo, anti rosolia, anti parotite e anti varicella. Oggi 10 marzo è il termine ultimo per presentare alle scuole i certificati di avvenuta vaccinazione dei bambini con i vaccini obbligatori. In mancanza, entro 10 giorni i dirigenti scolastici segnalano l’inadempienza all’Azienda sanitaria locale, entro pochi giorni i genitori vengono convocati dall’Asl per sollecitare la vaccinazione. Se i genitori non si presentano e non vaccinano i loro figli, l’Asl contesta l’inadempimento e fissa un periodo per iniziare/completare il ciclo. Nel caso il bambino non venisse vaccinato scatta una multa da 100 a 150 euro. Esauriti tutti i tentativi di convincimento si passa al l’esclusione del minore da asili nido e scuole materne, in tempi e modi regolati dalle regioni che si comporteranno in modo diverso. “Al momento numeri certi non ce ne sono- sottolinea il presidente della Società Carlo Signorelli-, l’unica base di partenza sono i 120 mila in arretrato nelle coorti 2011-2015 calcolati dal ministero della Salute quando è stata approvata la legge. Di questi circa un terzo era già stato recuperato a ottobre 2017 e si può stimare che ancora circa 30 mila non siano in regola. Difficilmente questi bambini non verranno riammessi a scuola. Ci sono Regioni che hanno una proroga perché hanno l’anagrafe vaccinale, altre che danno un appuntamento d’ufficio quando mandano la lettera di richiamo ai genitori. Come minimo ci dovrebbe essere un ultimo colloquio con la Asl prima di arrivare all’esclusione. I conti potranno fare solo a giugno”.