Il mestiere del giornalista è uno dei mestieri più belli. Raccontare la realtà, descriverla in tutte le sue sfumature, suscitare emozioni è qualcosa di più di un semplice lavoro. Ma. C’è un ma molto triste. È diventato decisamente pericoloso. Chi sta sul campo con la schiena dritta, rischia grosso. Negli ultimi mesi si sono verificati diversi episodi veramente sgradevoli- per usare un eufemismo- contro gli operatori della notizia. E si è alzato il livello della violenza, verbale e fisica.I giornalisti che vanno a verificare la situazione nelle piazze di spaccio della droga, a fare domande, a cercare di capire il perché e il percome di certi casi, di investigare su personaggi in odore di criminalità si trovano ad essere aggrediti e scacciati in modo pericoloso. È accaduto nel quartiere Zen a Palermo dove una troupe della trasmissione “Striscia la notizia”, capitanata da Vittorio Brumotti, si è addentrata nel famigerato luogo per documentare lo spaccio di stupefacenti ed è stata aggredita con sassi, bastoni e perfino spari sull’automobile che li accompagnava. Un’altra reporter è stata pesantemente aggredita con schiaffi, pugni ad un comizio mentre la stessa stava cercando di fare soltanto delle domande. Evidentemente necessarie ma scomode. Insulti e spintoni sono all’ordine del giorno. Per non parlare di quanto è accaduto a Ostia solo qualche settimana fa quando un giornalista ha ricevuto una testata e una serie di manganellate da mandarlo all’ospedale col naso rotto. Per questo ultimo caso, sono scese in campo varie forme di solidarietà nei confronti del malcapitato giornalista e per difendere la libertà dell’informazione. Ma una cosa è certa di giorno e ancor più di notte la droga viene spacciata senza grossi problemi sotto gli occhi di chi vuol vedere. La malavita la fa da padrone.E tutto procede nella sua quotidiana “normalità”. Possibile? Di chi sono le responsabilità? Le coperture? Troppi interessi. Purtroppo deve andare così. Il sistema non può crollare.