L’Italia Terra “Digitale”

Se Google punta sulla Cina, Facebook sceglie l’Europa con l’apertura di tre nuovi centri dedicati alla cultura digitale. Obiettivo: addestrare, in due anni, un milioni di persone a conoscere e usare meglio tutte le potenzialità dell’economia digitale. Tra i paesi interessati -bella notizia- c’è l’Italia, oltre la Spagna e la Polonia. In Francia si parla di un investimento di 10 milioni di euro per il centro aperto a Parigi nel 2013.”Le persone sono preoccupate che la trasformazione in corso in corso le lasci indietro, noi stiamo investendo per assicurarci che tutti abbiano gli strumenti necessari a partecipare con successo all’economia digitale”, ha spiegato Sheryl Sandberg, Chiefs operating officier di Facebook”. Nei tre centri saranno svolti corsi di formazione adattati per le piccole medie imprese e per le persone a basso quoziente di conoscenza tecnologica, come immigrati, anziani e persone molto giovani. L’annuncio viene fatto dopo mesi di scontri tra Facebook e l’Unione Europea. Situazione scaturita dalla importante posizione acquisita dal gigante di Menlo Park, dal suo uso dei dati di privati cittadini e dal suo ruolo nella diffusione di fare news. Un progetto importante, dunque, quello di impegnarsi all’espansione delle competenze digitali degli europei, da utilizzare soprattutto nel difficile mercato del lavoro. L’operazione non ha i caratteri del puro e semplice mecenatismo. I centri, potenziando le conoscenze sempre mutevoli di Internet, dovranno essere un volano per la ripresa del volume d’affari. A cominciare dai potentissimi strumenti promozionali messi a disposizione proprio da Facebook. Una realtà, quella dell’istruzione informatica e tecnologica, della quale ha un’estrema necessità. Anzi un’urgenza.

L’Italia Arretra nell’Economia

Peggio di noi solo Portogallo e Grecia. L’Italia si trova al 27esimo posto nella classifica dell’inclusività tra i Paesi ad economia avanzata, stilata dal World Economic Forum nel vertice a Davos. L’indice tiene conto del tenore di vita, della sostenibilità ambientale ma anche la “protezione delle future generazioni dall’indebitamento”. Parametro, quest’ultimo, sul quale il Belpaese va decisamente male, con un rapporto debito/ Pil assai più alto della media. I Paesi analizzati sono stati 103. Ventinove quelli facenti parte delle economie avanzate, anche Slovenia, Slovacchia, Estonia. Noi siamo al 27 esimo posto. Siamo addirittura ultimi tra le economie avanzate che partecipano al G20. Ci superano stati come l’Australia, la Germania, Canada, Francia, Regno Unito, Stati Uniti e Giappone. Se analizziamo la fotografia degli ultimi 10 anni, l’indice di Germania e Francia è cresciuto rispettivamente 1,2 e 1,9 punti, quello italiano ha perduto 0,4 punti. Il problema della scarsa inclusività comporta severe disuguaglianze e dimostra una mancanza di attenzione e di cura in politiche chiave di investimento. Sarebbe necessaria una nuova rivalutazione e riconoscimento dell’aspetto socioeconomico, diventare una priorità, appoggiarsi al progresso tecnologico per ribaltare una situazione economica che, per noi, fa acqua da tutte le parti e lavorare per permettere ad un numero maggiore di persone un tenore vita più accettabile per i più.

L’ignoto Spazio Profondo dell’Amore

La scienza è lontanissima dal comprendere l’amore costruttivo, ma è abbastanza vicino a identificare le basi neuro-chimiche del piacere e della dipendenza da qualsiasi sostanza o schema mentale che provoca piacere, sesso incluso quindi. Questione di anni e ne verremo a capo.

 

Capire e conoscere è sempre meglio di non vagare nel buio, ma non riesco ad intuire le conseguenze di tale comprensione. Probabile che tutto procede come prima. Ad un cocainomane piace la cocaina, non sapere perché lo fa stare bene.

 

A me piaceva Stefania, o meglio il sesso con Stefania. Entrambi ne eravamo consapevoli, schiavi ed adepti praticanti. Per me era un’anomalia, in quanto sono di natura un sentimentale e la mia vera dipendenza è sempre stata l’intelligenza di una donna.

 

Il mio cervello cambiò la sua rotta, in circostanze particolari, un mattino ,quando entrato in laboratorio vidi Stefania china su una provetta, senza camice con jeans strettissimi. Il suo sedere, parte del corpo femminile, che mai mi aveva attratto in genere, mi indusse l’incantesimo. Stefania mi apparve come le Sette Sfere di Goku, fuse in unico ordigno micidiale. Corteggiamento zero, via nei campi.

 

 

Episodio 1

In uno dei laboratori c’era un vetro oscurato. Da dentro vedevamo il fuori. Stefania aveva dato di proposito l’appuntamento al suo fidanzato davanti a quel vetro e quindi noi lo vedevamo. Appena il fidanzato arrivò appoggiò la bicicletta al vetro e si appoggiò cercando di guardare dentro. Stefania, nuda si appiccicò al vetro come un geco, dove era lui e volle che la prendessi da dietro. Al tempo, la vissi come un’esagerazione, ma il fatto che nel mio cervello, quasi quaranta anni dopo, sia stampata quell’immagine, significa soltanto che al mio cervello non importa niente di quello che pensavo.

 

 

Episodio 2

Lavoravamo entrambi su esperimenti differenti. Lei mi si avvicinò e mi disse “non ne posso più e so che anche te non ne puoi più”. Il problema, come si direbbe ora era la location, con due sole opzioni: lo stabulario in mezzo ai conigli e ai topi chiusi nelle gabbie per gli esperimenti o in una piccola stanza completamente piena come un granaio, di piccole bottigliette di plastica bianca chiamate vials, che usavamo per gli esperimenti con isotopi radioattivi. Optammo per il sesso radioattivo sprofondando nelle vials come  se fossero spighe e fu fantastico.

 

 

Episodio 3

Alla fine degli esperimenti, lei mi volle accompagnare alla fermata dell’autobus, che avrei potuto raggiungere facilmente a piedi. Ma non era questa la sua intenzione. Uscita dal parcheggio dell’Università prese la strada verso la base militare di Camp Derby e entrò in un piccolo vicolo sterrato al tramonto. Il vicolo finiva in un campo aperto e lei proseguì con la sua Uno a velocità massima, slittando sul fango per i giorni di pioggia precedenti e saltando in tutte le buche. Testa coda e mani su di me. Poi si fermò e fu un amore folle.

Quando provammo a ripartire, la macchina si era infossata nel fango e non ripartiva. Come se niente fosse, ebbri di sesso, riguadagnammo la strada principale e tutti infangati facemmo autostop.

Il giorno dopo un carro attrezzi andò a togliere l’auto dal fango, seguendo le nostre impronte pazze.

 

 

Morale: se ci penso mi sembra di rivivere quei momenti con tutti i sensi e sono immagini più vivide della mia laurea o di altri momenti top della mia vita. Cervello in Tilt, ma una passione travolgente sine materia, mai più provata.

 

La nostra storia durò quattro anni, poi lei si innamorò di me e ci lasciammo.

 

Se penso a te ora, Stefania, penso a quei fantastici anni, senza che tra noi ci fosse un contenuto condivisibile. L’ignoto spazio profondo dell’amore di Herzog era la nostra dimensione. Non se ne usciva.

Spopolano gli Animali nelle Case degli Italiani

Sono poche le case degli italiani dove non c’è un animale.Piccoli, grandi, servizievoli, irruenti o dolci, gli italiani non possono farne senza. Una famiglia su tre(33 per cento) ospita in casa un animale da compagnia che molto spesso viene salvato dalla strada o preso ai banchetti dei mercati, in canili, gattili o altre strutture di ricovero. Spopola la therapy. Gli animali hanno conquistato il cuore e l’anima degli italiani. Grandi e piccini. Sono gli amici più cari, più sinceri, più simpatici. L’amore verso queste creature è crescente così come la sensibilità a farli diventare i principi della casa. Secondo gli ultimi dati della Coldiretti gli animali nelle case degli italiani sono ben 60 milioni, di cui 14 tra cani e gatti, 3 milioni tra conigli e tartarughe, 13 milioni di uccelli e 30 milioni di pesci. Un’indagine GfkEurisko rivela che le famiglie ne guadagnano in serenità e gioia(43 per cento), allegria e divertimento (36), tranquillità (16) e sicurezza (6).Migliore qualità di vita che si traduce in maggior movimento, socialità e comunicazione. Praticamente un pieno di positività e di ottimismo per la salute psicologica (95 per cento). Non si può non tener conto che attorno a questa “passione per gli animali” sia nato un vero e proprio business con un aumento del 90 per cento per le spese veterinarie le “beauty farm” e gli “asili” per cani e gatti. Spesa importante anche quella legata all’alimentazione(più di 2 miliardi di euro annui. Mediamente vengono spesi dai 30 ai 100 euro mensili. Il ruolo degli animali ha alzato l’asticella della sua importanza in tanti campi, in primis la pet-therapy. Il feeling che si stabilisce tra animale e paziente è forte più di un farmaco e porta ad una armonia psicologica di forte entità. Chi vive a stretto contatto con un animaletto, difficilmente può farne a meno, diventa un membro della famiglia a tutti gli effetti. E gli italiani che non hanno nessun animale? Non sanno cosa si perdono.

Gli Alimenti Trendy del Momento

Cambiano i gusti alimentari degli italiani. Un po’ per diversificare, un po’ per seguire le mode del momento è un po’ perché sono ingredienti buoni, salutari e saporiti. Gli ingredienti che spopolano nelle cucine degli italiani svetta lo zenzero, che in un anno raddoppiare le vendite dei prodotti in cui è presente(più 108,4 per cento). Lo zenzero viene abbondantemente acquistato sia al naturale che in tanti prodotti confezionati: dai biscotti alle tavolette di cioccolato e yogurt, nel té e tisane ma anche nei succhi di frutta, nelle insalate e nelle zuppe pronte. Oltre allo zenzero, gli indici di consumo alimentare segna un aumento consistente della farina di mais, dell’alga spirulina, dai semi di lino all’avocado, dalla canapa all’odio di riso, dalla stelvia allo zucchero di canna, dal cocco alla cannella. Molto bene anche il consumo delle mandorle, i mirtilli, il farro e la quinta. L’analisi scaturisce dall’Osservatorio Immagino, creato da GS1 Italy e Nielsen che “ha analizzato le informazioni presenti sulle etichette di 46600 prodotti alimentari (esclusi acque e bevande) in ipermercati e supermercati di tutta Italia”. Gli acquisti alimentari stanno ridefinendo il quadro complessivo dei cibi e spezie consumate. Alcuni prodotti alimentari-a torto o a ragione- sono stati “demonizzati” negli ultimi decenni, tanto piano piano da essere soppiantati da cibi provenienti da altre culture e abitudini di cibarsi. Alcuni sono diventati superfood, vere e proprie tendenze, gusti alternativi che non possono più mancare nelle cene tra amici. Una scuola di pensiero li considera addirittura alla stregua di potenziali “farmaci” per le loro proverbiali proprietà. In parte sarà vero in parte sarà la forza del mercato e del business, di fatto i numeri parlano chiaro: il pubblico ha voglia di nuovi sapori, di cibi di nuovi colori, di nuove curiosità da assaporare con gusto sulle nostre tavole.

Tempo e Denaro per il Corpo e non per la Mente

Gli italiani dedicano ore e ore per la cura del corpo e la bellezza della loro estetica, ma alla mente solo gli spiccioli. E pensare che il cervello è il motore di tutto. Ma farsi belli è un privilegio al quale pochi sanno resistere. La fonte Swg per Novartis informa che oltre il 60per cento degli intervistati nel corso di un sondaggio va in palestra o dall’estetista oppure dal parrucchiere, si investe il massimo impegno per tenersi in forma, ma alla testa chi ci pensa? A dedicare attenzioni al cervello rimane il 37 per cento, di cui il 24 (over 55) con le parole crociate, giochi di enigmistica, sudoku e solo l’8 per cento frequenta musei cinema e teatri. L’indagine rientra in una iniziativa dedicata alla sensibilizzazione sul l’importanza della cura del cervello e della patologie neurologiche. Una delle attività culturali che è calata è la lettura, soprattutto di libri e riviste, migliore la situazione per i quesiti di enigmistica, soprattutto nell’età pensionabile o chi non ha un’occupazione. La direttrice di ricerca di Swg, Maura Porcino, spiega:” Le funzioni cognitive e le capacità mentali necessitano di essere preservate e migliorate con un’alimentazione equilibrata e un regolare esercizio per la mente. I risultati sono migliori se si inizia da giovani”. La stranezza è che il cervello è l’organo che regola tutte le funzioni e i comportamenti ma anziché essere quello meglio conosciuto e curato, risulta essere quello meno salvaguardato. La maggioranza degli intervistati considera il riposo e la lettura buone attività per preservare la funzionalità della mente, ma resta bassa la percentuale di chi considera l’alimentazione un fattore importante. Per non parlare della tecniche di rilassamento e all’allontanamento dagli schermi con tv,smartphone e tablet. Dal mio punto di vista le risorse dovrebbero essere utilizzate in forma paritaria. Con la cultura non si mangia è un famoso motto ma senza di essa non si valorizza in maniera armonica il corpo, creando così quei ‘moderni’ disturbi che rendono infernali certe esistenze.

Devi Fare ciò che ti fa Stare Bene

Nello sport esiste un concetto multatasking che è il “contropiede”, concetto che poi è stato esteso per metafora a molte situazioni esistenziali. Può darsi che il procedimento di genesi della parola sia esattamente il contrario, ma non fa differenza.

 

Quello che mi ha sempre affascinato del calcio e nel tennis è mandare l’avversario da una parte e trafiggerlo dall’altra. A parte il punto segnato, questo lascia in bocca di chi lo fa il gusto dolce della beffa. L’ottundimento attonito per chi lo subisce con quel senso di paralisi interna, che se tu potessi, rimarresti in terra per sempre.

 

L’analogia con la morte improvvisa di una persona cara è molto forte anche se più articolata, perché prevede minimo tre giocatori : il morto che subisce il contropiede, che per qualche secondo percepisce, che la vita è esattamente nell’angolo opposto a dove lui si trova; il vivo che, come il morto, subisce il contropiede e rimane disorientato, dolorante e interdetto a lungo; la morte che ha fatto il contropiede.

 

Un contropiede spietato che colpisce a volte a caso, a volte sfruttando con abilità l’errore del morto. La morte che ti manda di là a caso, da 0 a 100 anni. Poteva succedere, lo sapevamo.

 

La morte segna il punto e se ne va.

Mi metto dalla parte di chi ha subìto il contropiede: il morto e i suoi cari. Avrebbero potuto evitare o limitare l’effetto del contropiede micidiale? Si, avrebbero potuto.

 

Entrati in campo sappiamo tutti le regole del gioco e che possiamo essere drammaticamente spiazzati. E’ una delle prime regole della vita, che impariamo per osmosi prima, con sempre più consapevolezza dopo. Quando un tuono, sveglia un bambino, nel cuore della notte, corre nel letto tra i genitori; quando i genitori lo lasciano da solo per la prima volta all’asilo e incontra il primo concetto di assenza. Si comincia così a capire, che esiste la possibilità di subire un contropiede improvviso e irreparabile.

 

Mi metto di nuovo dalla parte di chi ha subìto il contropiede: il morto e i suoi cari; mi ci metto anche io dalla parte di chi avrebbe potuto evitare o limitare l’effetto del contropiede micidiale. Si, avremmo potuto.

 

Il cervello ha due armi micidiali per ridurre il lutto ai minimi termini: la consapevolezza più precoce possibile che questo accada e il vivere bene al di là delle convenzioni.

 

Vivere come fa bene a noi stessi, in accordo con i nostri pregi e difetti, lavorando umilmente ogni giorno per non fare cose scontate, per non litigare inutilmente, per avere superficialmente lasciato andare un’opportunità, anche piccola di gioia.

 

Il tesoretto di vivere bene, che avremmo accumulato con attenzione nella vita  lascerebbe il morto ricco di una vita piena, con poco margine di gioia dispersa.

 

I cari del morto, lo stesso, perché dopo il primo grave smarrimento, ogni volta che pensiamo al morto, pensiamo ad una persona che ha interpretato bene la vita e non può che nascere dentro di noi una variante di sorriso. Non possono nascere che racconti da rievocare, durante una cena, di quanto fosse stato abile a vivere bene e attento a non lasciare niente di non vissuto.

 

Altro anticipo per i cari del defunto, di evitare danni importanti dallo sgambetto è vivere bene loro stessi, approfittando del surf più efficace mai fabbricato: l’amore sincero, l’amore a perdere, l’amore dissoluto, l’amore senza condizioni. Chi amavi è morto lo stesso, ma eri lì dove è passata la palla e non dall’altra parte come un ebete, ingannato dalle finte della vita.

 

Il dolore della perdita va anticipato con una vita attenta al donarsi senza fare conti. Questo non ferma le tue lacrime, non ti impedisce di piegarti in due e di avere reazioni incontrollate, ma di nuovo, la consapevolezza di avere dato tutto in vita, trasforma l’assenza in un legame indissolubile. Chi ama a spada sguainata non viene travolto e non si ricorda il dolore solo il 2 di Novembre. Continua ad amare e continua ad essere amato da chi è andato.

 

Il contropiede ci ha mandato fuori fase, ma solo per un pò. Continuiamo ad essere connessi con chi non c’è più.

 

Il problema è che vivere bene non è semplicissimo, schiavi delle nostre dipendenze sofisticate e consumistiche, dell’aderire ad un’omologazione di valori che niente ha a che vedere con i propri valori specifici. Viviamo spesso dentro i valori degli altri, lasciando una parte di campo esistenziale completamente scoperta, facile accesso a chi è un esperto contropiedista come la morte.

 

In queste situazioni, senza la consapevolezza di essersi amati e di avere   centellinato amore a chi non c’è più, si possono aprire voragini di dolore dai quali non si esce, piombati a terra da un dolore atroce, da sensi di colpa, dalla mera assenza.

 

Viviamo bene, nel semplice rispetto di regole note da sempre a tutti. Non subiamo un contropiede dopo un calcio di rigore sbagliato.

L’interpretazione dei Sogni

Aperitivo con Sigmund Freud

 

Ciao Sigmund, piaciuto il carciofo alla giudia?

 

Moltissimo Stefano, mai sentito un aperitivo con questa carciofi croccanti e morbidi. Mi chiedo se è mai possibile che mi trovi sempre di fronte a conflitti… ora anche croccante e morbido del carciofio alla giudia. Non ne posso più Stefano.

 

Sei un po’ ossessivo Sigmund, ma nel frattempo abbiamo scoperto molti rimedi a questa tua continua mania di classificare, catalogare, diventi matto…

 

Davvero hai qualcosa di buono per le mani? Ma è roba tagliata o pura?

 

Purissima, basta ingollare per qualche giorno, mese, anno e poi ti calmi. E si prende in farmacia. E poi non sei matto, sei dubbioso, hai sempre bisogno di mettere in ordine per fare chiarezza, ti piace il bianco o il nero. Hai un po’ il cervello in tilt, ma sei sempre il grandissimo Sigmund Freud. Il nostro cervello però soffre lo stesso. Troppi circuiti nervosi, per forza qualcuno salta. Ma si rimedia.

 

In Tilt come i flipper?

 

Si bravo, li hai sognati?

 

Si, pigiavo pigiavo sui pulsanti, ma era tutto bloccato. E sullo schermo c’era scritto Tilt. Un vero incubo.

 

Non era un incubo, poi lo hanno inventato davvero e ora si usa come metafora di qualcosa di temporaneamente bloccato, come quando non riesci a decidere tra una cosa e l’altra, quando sei lento, nel tuo caso.

 

Non sai quanto ti sia grato di avermi invitato qui a Roma. Fellini è sempre vivo?

 

No purtroppo, ma non era una buona compagnia per te. L’astrazione ti disorienta lo sai. E lui ci dava dentro…

 

Si, ma somiglia in tutto e per tutto ai miei sogni, quelli che lascio andare e di cui non mi chiedo perché.

 

Vedi che sei bravo quando vuoi. Ma cosa ti sogni dimmi, mi interessa. Un altro pò di champagne?

 

Ma mi farà male?

 

Dai Sigmund sei una palla, tieni è buonissimo. Le bollicine ti portano su come mongolfiere colorate. Valentina le conosce.

 

Chi è Valentina?

 

Lascia perdere, parlami dei sogni quelli tuoi, quelli belli.

 

Vedo come vede Fellini: colori, scene sconnesse, donne dal seno enorme a cui mi attacco e mi sento piccolo e protetto. Ma soprattutto colori tribali che mi dicono che tutto può essere a caso anche se non lo è. MI fanno passare da un tempo ad un altro senza spiegazioni, senza una regola, senza parlare. Come dice quel vostro cantautore nevrotico, Vasco Rosso.

 

Vasco Rossi, Sig. Non Vasco Rosso. E non pensare che sia tanto nevrotico. Lui va sul semplice, ma diretto. E’ bravo. E quando non sa che dire, nel testo dice frasi a caso, come nei sogni.

 

Interessante. Dio come vorrei essere nella sua testa.

 

Non esagerare Sig, tu sei il nostro mentore, lui è un cantautore dai.

 

Si, ma non hai idea come sia pesante questa vita, questo sciogliere nodi di continuo. Io vorrei volare e stare nei colori e nella leggerezza.

 

Allora restaci Sig, bevi un altro goccio

 

Vedi Stefano ora sto bene qui con te. Mi porti in Corso Francia o alla Fontana di Trevi?

 

No Sig ti prego. Non farmi camminare, sono pigro. I sogni Sig, dimmi ancora dei tuoi sogni.

 

Ora sto sognando Stefano. E’ meraviglioso. Guarda

Dipendenza Smartphone: Questione di Sesso

L’evidenza scientifica dell’abuso e della dipendenza dall’essere continuamente connessi in rete è ampiamente dimostrata. 

Dal punto di vista psicologico psichiatrico è altrettanto evidente come il dilagare del fenomeno “Connessione a Oltranza”, corrisponda ad un’esigenza  evolutiva di trasformarsi in un homo sapiens ubiquitus: essere ovunque e con chiunque nello stesso momento. Come se il nostro cervello sapesse già, che nel futuro, non potrà fronteggiare la velocità e il ritmo di una vita molto diversa dalla attuale.

 

Il cervello è lento a trasformarsi, ma è abilissimo nell’intuire quelle che sono le esigenze della sopravvivenza alle future condizioni ambientali. L’utilizzo attuale degli smartphone è da considerare una prima forma di adattamento ad un ritmo di vita che già ci sta sfuggendo.

 

Lo stesso fenomeno si è verificato per ogni oggetto tecnologico, compresa l’auto. Ma la dipendenza da auto non si è verificata. Sicuramente non con la stessa voracità della dipendenza da smartphone. Il meccanismo mentale, che porta un oggetto da essere necessario ad essere il tuo metronomo di vita è intimo: la comunicazione.

 

Comunicare dà dipendenza. L’estemporaneità della comunicazione rinforza la dipendenza: Qui e Ora. La possibilità contemporanea di parlare, vedere e scrivere un messaggio è mettere un like ci conferisce super poteri comunicativi, ai quali è difficile rinunciare, una volta provati.

L’aspetto che eleva esponenzialmente la dipendenza è comunque di matrice sentimentale o sessuale. Il fatto di poter avere più relazioni rimanendo seduti in auto al semaforo rosso, rende l’uomo costantemente sotto l’effetto degli psicostimolanti. La possibilità di scorrere foto pornografiche che ti dicono “Fai presto vieni”, ti fa sperare che il semaforo continui a essere rosso in eterno. Se pensiamo a cinque anni fa, i semafori rossi, i passaggi a livelli chiusi e le lunghe code ci innervosivano. Ora ci rilassano, perché è il momento buono per essere dovunque e con chiunque. Il tempo morto dell’attesa si è trasformato in una dose di cocaina. Cosa chiedere di più?

 

Vediamo però The Dark Side of the Moon. Dipendenza e Libertà sono inevitabilmente concetti opposti. Il cervello, nel lungo periodo, fa fatica a gestirli insieme e qui iniziano gli effetti collaterali. Non sono poi così rare le immagini attuali di facce deformate dal fastidio di ricevere un messaggio o un messaggio e una telefonata insieme o un messaggio, una telefonata e una foto. Sia che il momento sia appropriato o meno. Su di noi e sugli altri notiamo i primi segni di insofferenza. Il cervello dovrà trovare il modo di aggiustarsi su questo fronte.

 

La dipendenza da smartphone induce vite parallele, anche queste non semplici da coordinare. Lo smartphone è ormai la nostra black box, con tutti i suoi segreti. Con l’espansione nella Nuvola, che comunque sa tutto anche lei. Viene sempre il momento in cui il cervello ti chiede in maniera molesta: chi sei tu? Quello fuori vestito con abiti consueti o quello con la cover di colore nero opaco? Cominciano i problemi di identità esistenziale, cosa non da poco. I giovani di oggi la definirebbero una situazione pesante.

Peso Forma e Disturbi della Condotta Alimentare: Due Condizioni Diverse

Per evitare confusione su situazioni che hanno come epicentro il cibo, ho voluto aggiungere un approfondimento sui Disturbi della Condotta Alimentare.

In un soggetto sano, desiderare un Peso Forma è auspicabile. In un paziente con Disturbo della Condotta Alimentare ci troviamo in condizioni patologiche gravate da tasso di mortalità è molto alto.

i Disturbi della Condotta Alimentare, sono classificati dal manuale psichiatrico di rifermento DSM-V in questo modo:

Il DSM-5 include le seguenti categorie diagnostiche (le prime tre riguardano soprattutto i disturbi della nutrizione dell’infanzia)

 

  1. Pica
  2. Disturbo di ruminazione
  3. Disturbo da evitamento/restrizione dell’assunzione di cibo
  4. Anoressia nervosa
  5. Bulimia nervosa
  6. Disturbo da alimentazione incontrollata
  7. Disturbo della nutrizione o dell’alimentazione con specificazione
  8. Disturbo della nutrizione o dell’alimentazione senza specificazione

 

Le conoscenze sui Disturbi della Condotta Alimentare si sono evolute in modo significativo negli ultimi cinque anni, con dati sempre più precisi sulla pericolosità del disturbo e sull’approccio terapeutico globale. Per quanto riguarda i numeri della pericolosità, sono quasi completamente afferenti all’anoressia, ma non sono trascurabili nemmeno i dati provenienti dalle conseguenze dell’obesità, destino finale comune della progressione sovrappeso, disturbo d’alimentazione incontrollata. Il mantenimento di un Peso Forma quindi è anche un sistema preventivo di questa involuzione.

L’evoluzione di maggior rilievo di questi cinque anni riguarda l’aspetto più importante ed è quella che fa la differenza in medicina: un paziente che abbia problemi con il cibo trova una pronta diagnosi e un percorso terapeutico personalizzato, condotto da un team di almeno quattro specialisti: Endocrinologo, Psichiatra, Internista, Nutrizionista in aggiunta alle consulenze richieste dal caso clinico in evoluzione. La durata del percorso è variabile, ma in genere di mesi o anni.

Con questo approccio, c’è una ampia evidenza scientifica, che rivela una maggiore efficacia di intervento in qualsiasi disturbo nell’ambito del comportamento alimentare, con notevole miglioramento della qualità della vita del paziente.

Quando avremo risposta neurochimiche sulle cause dei problemi legati al cibo, tutti i commensali al tavolo delle buone forchette, a partire da chi non tiene il Peso Forma fino all’obeso più grave, conosceranno il danno mentale che li costringe ad un utilizzo aberrante di alimenti e alcol e ad una vita condizionata.

 

Per semplicità di lettura per chi desidera ulteriori informazioni sui Disturbi della Condotta Alimentare ho sintetizzato l’evoluzione medica in questo settore degli ultimi cinque anni

  • Come per tutti i disturbi mentali non dovuti a note anomalie genetiche, riguardo alle cause siamo a zero certezze.
  • I pazienti affetti da Disturbo della Condotta Alimentare hanno una prognosi poco favorevole in genere e una qualità della vita molto bassa, per la persistenza di sintomi residui anche in caso di guarigione.
  • Metà dei pazienti con Anoressia non arriva mai a completa remissione dei sintomi, esitando in cronicità in un quinto dei casi. Il tasso di mortalità ha evidenziato una percentuale del 2,9% per l’Anoressia con un incremento delle morti giovanili.
  • Il semplice calcolo dell’Indice di Massa Corporea (IMC) è sufficiente per predire il ritorno al flusso mestruale normale delle pazienti anoressiche. il calcolo dell’IMC si fa dividendo il peso in chilogrammi per l’altezza espressa in metri elevato al quadrato.
  • Il tasso di mortalità delle giovani anoressiche è calcolato nel 2,89 nei centri specializzati contro l’11,16 riscontrato in assenza di centri specializzati.
  • I disturbi dell’alimentazione sono più frequenti nel sesso femminile.
  • Nell’anoressia nervosa e nella bulimia nervosa, l’età di esordio è in genere compresa tra i 15 e i 19 anni, mentre nel Disturbo da Alimentazione Incontrollata è distribuita in un ampio intervallo (dall’infanzia alla terza età).
  • Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata colpisce indistintamente uomini e donne in tutti i gruppi etnici del mondo ed è il disturbo più frequente nella maggior parte del mondo occidentale.
  • La novità terapeutica più interessante nella psicologia della Bulimia e del Disturbo da Alimentazione Incontrollata è l’utilizzo della Realtà Virtuale come espansione della terapia cognitivo comportamentale.
  • Disturbo da alimentazione incontrollata (Binge Eating Disorder) definito come un disturbo della condotta alimentare caratterizzato dall’assunzione di grandi quantità di cibo durante il giorno (anche di porzioni normali), senza che il paziente ne sia consapevole. A differenza della bulimia nervosa il senso di colpa è molto minore o assente, non ci sono condotte compensatorie come vomito auto-indotto, uso di lassativi e l’assenza di esperienza di perdita di controllo è minore. Nel DSM-V la diagnosi richiede il dato numerico di un’abbuffata alla settimana negli ultimi tre mesi. La frequenza negli adulti dimostra una percentuale maggiore rispetto all’anoressia e alla bulimia sommate. Questo recente dato è stato riscontrato sia negli USA che nel resto del mondo. E’ presente in entrambi i sessi, non riconosce differenze razziali ed distribuito in modo omogeneo in tutte le età. Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata è quasi indissolubilmente associato all’obesità. I centri che si occupano dell’obesità dovrebbero sempre garantire un servizio di consulenza ai centri psichiatrici specifico per l’identificazione dei casi in cui è presente un disturbo dell’alimentazione incontrollata. Nel caso infatti di chirurgia bariatrica, la diagnosi pre-operatoria di Diisturbo da Alimentazione Incontrollata ha un valore predittivo negativo sugli esiti del bendaggio gastrico e del by-pass gastrico, ma non tale da escludere l’utilizzo di questi interventi. È necessario esplorare le problematiche attinenti alla sfera psicologica nelle persone obese che richiedono un trattamento di chirurgia bariatrica e seguire nel tempo questi soggetti anche dal punto di vista psicologico.

 

 

 

Nella seconda parte di queste riflessioni, abbiamo fatto cenno ai Disturbi della Condotta Alimentare, che rappresentano una condizione psichiatrica patologica, assolutamente diversa dal concetto di Peso Forma di soggetti sani. Si tratta di condizioni soggette ad alta mortalità soprattutto nelle giovani adolescenti anoressiche, e curabili sol in ambulatori ultra-specialistici, in un contesto medico multidisciplinare e con una farmacologia più strutturata.

Il punto cruciale emerso dalla revisione della letteratura scientifica dal 2012 ad oggi, è il netto miglioramento della modalità medica di come concepirli e curarli. Questo è cruciale per l’Anoressia, in quanto è una malattia potenzialmente letale, ma la sua importanza è significativa anche nella qualità della vita dei pazienti affetti da Bulimia e da Disturbo da Alimentazione Incontrollata.

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