Le Competenze del Futuro

Saranno due le figure più gettonate per affrontare le sfide future della digitalizzazione: i ‘Robotic engineer’ ( esperti della robotica applicata in campo industriale) e i ‘Guardiani della privacy online'(maestri di cybersicurezza). L’indagine ‘Jobs of the future’ è stata effettuata su un campione di 300 professionisti italiani per tracciare una panoramica di come si evolverà la tecnologia dell’informazione e della comunicazione. Il domani prevede un forte impatto della robotica. Serviranno dunque figure capaci di amministrare grandi quantità di dati e figure di alta professionalità e competenza di settore. Se diversi lavori verranno svolti dai robot e dalle intelligenze artificiali si evince che la futura tecnologia offrirà nuove opportunità e nuovi posti di lavoro. Si prospetta inoltre che la maggior parte dei mestieri attuali non scompariranno ma si ‘plasmeranno’ con altri di similare competenza. Intanto i profili più ricercati entro il 2025 sono i ‘Big data expert’, ‘It security specialist, gli ‘App developer’. Il posto fisso sarà in declino, forte declino. La ricerca si indirizzerà a professionisti freelance, con competenze multiple. Una novità che sarà destinata a prendere le ali sarà la gig economy, vale a dire il lavoro ‘on demand’, solo quando c’è richiesta. Di tutto ciò mi auguro che il mondo del lavoro futuro fornisca i mezzi necessari per sopravvivere ad un maggior numero di persone. Che la tecnologia e la robotica portino velocità, facilità, sicurezza, passione per il proprio lavoro. Vorrei che il lavoro si robotizzasse ma solo per permettere al lavoratore di umanizzarsi di più. Oggi il mondo del lavoro è solo grande problema, con una giovane generazione che ha perso la corsa, ed una più anziana che deve mantenerla. Con tutte le preoccupazioni del caso. Siamo ottimisti.

Steve Jobs nella Città Provvisoria

Prologo

 

I presunti sani si permettono ancora di giudicare un uomo che dà la stessa importanza sia a una vite ritenuta non idonea, sia al mondo tutto. Un mondo che lui stesso ha stravolto per velocità, trasversalità e penetranza.

Questo è l’autismo di un “uomo di amore”. Un amore semplicemente perfetto e coerente.

Simpatico no.

Io però preferisco quest’amore globale e apparentemente ostile alle smancerie di turno.

 

 

Narrazione

 

La domenica notte spesso non dormo molto. Anche le altre notti non dormo molto. La domenica meno. Ora sono le 4.50 e ho già fatto trenta minuti di Meditazione Trascendentale. Trenta minuti di viaggi continui per immagini e concetti in embrione, che mi hanno definitivamente svegliato. Domani, infatti, è lunedì e come ogni lunedì me ne andrò nella città provvisoria.

 

Sono frenetico e non so perché. Anzi lo so. Voglio andarci ora. Non voglio aspettare domani. La sofferenza di un’attesa gratuita non la voglio aggiungere al disagio, che noi umani abbiamo ormai tatuato sul polso come il mio origami di unicorno.

 

Vado.

 

Salgo sulla mia piccola barca ormeggiata e senza accorgermene sono già nella città provvisoria. Buio. Poi meno buio. Poi i primissimi bagliori dell’alba, mentre cammino con la rilassatezza di un uomo che non ha più niente da volere se non questa pace.

 

Qui, dentro le piccole strade, si capisce la differenza dal mondo reale e l’importanza di avere fatto questo viaggio, essere unico superstite al ritorno e conservarne la memoria.

 

Sono solo amore.

 

Era questo lo scopo: dismettere gli abiti di chi è incatenato agli stessi errori sterili e condannato a trovarsi, ogni volta, di fronte agli esiti degli stessi errori. Gli uomini lo chiamano carattere, persuasi che se è carattere c’è poco da fare: non cambia mai, sei così e morirai così. Ossia vivrai tutta la vita completamente mal collocato rispetto alla posizione che, invece, ti spetterebbe se il tuo vero io fosse risanato.

 

Nella città provvisoria niente è mai uguale e si assapora la libertà di essere, finalmente, ciò che avremmo voluto essere: più intraprendenti, meno gelosi, più rapidi nelle decisioni, più inclini al perdono, meno superficiali. Si sperimenta il piacere di sentirsi leggeri, in sospensione.

 

Ormai la luce filtra dal cielo, a poco a poco tutto si rende visibile e ogni pensiero scompare.

 

Su ogni muro, ogni edificio, il campanile, le strade, i tronchi degli alberi, compare il logo Apple. Mi trovo in una città di mele morse e colorate. Di mele, morse e colorate.

 

Non mi è nemmeno possibile passare da una all’altra. Mi viene in mente 2001 Odissea nello Spazio, quando Bowman, l’astronauta, invia sulla terra le sue ultime parole: “La cosa è vuota, va avanti per sempre… Oh mio Dio, è  tutto pieno di stelle!”

 

Qui è tutto pieno di mele colorate e morse.

 

Oh Steve, credevo che il tumore al pancreas ti avesse guarito dall’autismo. Sorrido.

 

Ripenso a quando, per via di una vite che non gli piaceva, cancellò un progetto sul quale lavoravano da due anni. Quando gli ingegneri gli spiegarono che era l’unica vite in grado di bloccare i componenti del Mac e che quella vite non l’avrebbe notata nessuno, lui rispose: “Io si”.

 

Sono talmente sorpreso che non mi chiedo nemmeno se lo incontrerò di persona, perché essere qui è già essere con lui.

 

Ogni tanto mi piego per toccare una mela sull’asfalto: sono proprio dipinte, non sono la sua ultima invenzione ottica su macchine che dicono Ciao all’uomo. Queste mele le ha proprio dipinte: una ad una.

 

Sono commosso e non riesco a contenermi di fronte a tanta determinazione nel volere non solo cambiare la comunicazione nel mondo e quindi il mondo, ma dimostrare l’umanità racchiusa in una mente – la sua – capace di concepire solo la perfezione.

 

Il suo è un grido colorato nella città provvisoria e vale quel gesto di amore verso la figlia di quando le restituì un disegno fatto da lei con il Mac, sedici anni prima, e che lui aveva conservato in tasca per tutti quegli anni.

 

È la dimostrazione della differenza che passa tra un’utopia e la fattibilità di un progetto umanizzato.

 

Attraverso le mele trova il modo di gridare al mondo: non sono come dicono, sono preciso e amo, come e quanto voi.

 

Mi sembrava di sentire quel grido senza suono rimbalzare da un muro all’altro della città provvisoria; quella frustrazione autistica di non potersi interfacciare con gli altri con la stessa semantica e trovarsi, quindi, obbligati ad andare dritto senza dare spiegazioni.

 

Cammino, cammino fino a quando incontro un uomo seduto sui gradini della chiesa dipinti con mele colorate e morse, tutte equidistanti. È un vecchio uomo, malconcio. M’invita a sedermi accanto a lui.

 

Ora tutt’e due guardiamo davanti e il tempo sembra essersi fermato. Poi di nuovo quasi buio. L’uomo apre la mano e mi porge una vite.

Si alza lentamente e se ne va.

 

Grazie Steve.

Promesse Mancate

Si vive in un tempo di bugie sociali quotidiane, che non hanno più nemmeno la parvenza di promesse.

 

Sono maschere grottesche, che con il nostro futuro di essere umani non hanno niente a che fare.

 

Il cabaret dei politici ci fa ormai ridere: facce impostate, mascelle forti, belle donne e vecchi marpioni e burattinai.

 

L’Amore, anche nelle promesse non mantenute, rimane l’inganno più puro, molto spesso protettivo.

 

Diventa bello credere anche a qualcosa che non accadrà mai. Che molte volte sai già che non accadrà mai.

 

Tutti i “Ti Amo” senza fatti a seguire, hanno creato pozzanghere di fango, in cui vale la pena provare a giocarci dentro, come Lynch con il suo amico.  Sotto un grande albero.

 

Sporcarsi di Amore non mantenuto nei fatti è comunque crederci, sperare, attività di pensiero, che occupa molto tempo della nostra vita. Quindi è vita.

 

Dal primo momento che il tuo Amore ti dice “Ti Prometto” entri nello scintillio che schiocca nelle fiamme nel camino che ti si è acceso dentro.

 

La doccia gelata dei rinvii, dei tempi morti, “dell’aspettare il momento giusto” e alla fine della resa, non deve affossarti.

 

Sono le braci spente del fuoco con cui ti sei scaldato senza capire. Senza voler capire. Facendo finta di non capire.

 

Ma ti sei scaldato per un po’ e vai avanti alla ricerca di tronchi di legno da bruciare per scaldarti ancora

 

Meglio bruciare continuamente che depositarsi neutri in un’urna.

Bill Gates in Prima Linea in Campo Filantropico

Il fondatore di Microsoft, Bill Gates, non è solo al top della ricchezza mondiale, con i suoi circa 90 miliardi di dollari, ma al top della filantropia. Un uomo da apprezzare per le sue capacità, il suo intuito, il suo coraggio, ma soprattutto per aver deciso di investire gran parte del suo patrimonio in ricerche per migliorare le condizioni di vita del prossimo. Il New York Post riporta che Bill Gates sarebbe interessato a donare 40 milioni di dollari alla non-profit britannica GALV med per sviluppare un progetto che punterebbe al rafforzamento genetico genetico delle razze bovine del Regno Unito attraverso il loro incrocio con le razze africane. L’obiettivo é grandioso: combattere la fame nel mondo. Il piano prevede di unire le qualità della razza Frizona (capace di produrre 22 litri di latte al giorno) con la resistenza ai climi caldi delle mucche africane, così da creare una nuova razza di alta produttività anche nei Paesi sub-sahariani, sempre più colpiti da forte siccità. Bill Gates ha presentato il progetto all’Università di Edimburgo definendolo eccezionale. Inoltre ha affermato che a suo parere una nuova razza di “super mucche” sarebbe un tocca sana per i contadini e gli allevatori africani, che potrebbero migliorare le loro diete, creare mercati capaci di renderli maggiormente autonomi, senza più essere dipendenti dai lavori di pura sussistenza. Inoltre, Gates, come riporta Beniamino Bonardi de Il Fatto Alimentare, ha affermato:” una mucca quattro volte più produttiva ma con la stessa capacità di sopravvivenza, avrebbe un impatto molto importante sotto il profilo economico e sanitario per le popolazioni africane, per le quali allevare bestiame è una sfida. Le malattie comportano gravi rischi per il benessere degli animali e la salute umana, e riducono il reddito degli agricoltori, che spesso dipendono da mangimi e foraggi di cattiva qualità, da carenti cure veterinarie e da sistemi di riproduzione inadeguati”.

Case, Cresciuto il Loro Valore

Da fonte Istat si evince che negli ultimi quindici anni, in Italia, il valore delle case è salito del 76 per cento, passando da 3.268 a 5.738 miliardi. Il grosso della crescita è stata negli anni precedenti la crisi del 2008, quando “il valore nominale dello stock di abitazioni è cresciuto a un tasso del 9 per cento annuo”. Tra il 2008 e il 2011-sottolinea l’Istat la crescita è stata +1,6% in media all’anno.La discesa dei prezzi, registrata a partire dal 2012 ha determinato una riduzione del valore medio delle abitazioni e una contrazione del valore medio delle case e conseguente contrazione della ricchezza abitativa che nel 2016 è risultata inferiore dell’8% rispetto al 2011. Dal 2016 la tendenza al calo è rallentata, con un recupero del mercato residenziale. Il quadro del patrimonio immobiliare residenziale vede ancora le famiglie detenere la stragrande maggioranza del patrimonio residenziale complessivo, con 92% sul totale. Le famiglie consumatrici delle dimore sono circa 81% del patrimonio residenziale: si tratta di abitazioni principali, seconde case- in particolare modo – case per le vacanze. L’11% rimanente è formato da unità sulle quali le famiglie hanno investito o usate come attività di locazione.

Servono Braccia non Cervelli

La notizia ha aperto un grosso dibattito ed ha suscitato un grande clamore. Da sempre un punto fermo nell’educazione dei figli è l’istruzione. Le famiglie italiane riversano ambiziose aspettative sulla cultura come valore personale e strumento utile per immettersi nel mercato del lavoro. Ha dunque suscitato clamore la dichiarazione del presidente degli industriali di Cuneo Mauro Gola che in una lettera aperta si rivolge alle famiglie con questo consiglio:”Cari genitori se volete che vostro figlio lavori sappiate che a noi non servono letterati e grandi cervelli, ma operai”. Un consiglio crudo, diretto, spiazzante ma, purtroppo, vero. La scelta della scuola media superiore è per ogni ragazzo una decisione non da poco, perché ne va del corso della vita, almeno quella lavorativa. Finora muoversi del “campo minato” del lavoro era più facile se in possesso di una laurea o quanto meno di un diploma di alta specializzazione. E ora? Che sta succedendo? Per trovare un posto di lavoro sicuro servono braccia. Esaminando obiettivamente la realtà, il mondo produttivo cerca figure molto diverse da quelle che cercava una decina di anni fa. C’è bisogno di super esperti in informatica, ingegneria, elettronica, alta tecnologia, ma anche di manovalanza, quei lavori manuali che per lungo tempo sono stati snobbati come di seconda categoria. Si invita, pertanto, a verificare di quali specifiche figure hanno bisogno le aziende nei prossimi anni per poi intraprendere un percorso di studi che istruisca delle richieste del mercato. Del resto è sempre più frequente imbatterci in lavoratori stranieri per lavori considerati usuranti, di fatica, di condizioni di lavoro pesanti. Ma mi chiedo e vi chiedo: il sistema scolastico italiano fornisce gli strumenti e la preparazione giusta per quanto serve ai futuri lavoratori? Stendiamo un pietoso velo.

Farmaci Stampati in 3D

Futuristica rivoluzione per la produzione di farmaci che verranno stampati in 3D. Dall’agenzia Ansa si viene a conoscenza di una tecnica nuova, descritta sulla rivista Science, e messa a punto nell’università di Glasgow, dal gruppo del chimico Philip Kitson. La stampante in questione si basa su un software per l’analisi chimica e moduli di plastica che possono essere assemblati a seconda delle necessità. Il software identifica le reazioni chimiche e i processi utili ad ottenere il particolare farmaco. Il lavoro passa quindi alla stampante che fabbrica contenitori e componenti. Dall’Ansa si viene a conoscenza che il primo farmaco stampato in 3D è stato il baclofene, rilassante per i muscoli. “Con questo risultato si apre la porta alla possibilità di ottener molecole complesse su richiesta e in ambienti di produzioni non tradizionali”, ha commentato Christian H. Hornung del Consiglio nazionale delle ricerche australiano (Cairo). Stampare i farmaci in 3D è un vero passo avanti nel campo della medicina. Si declina la possibilità di produrre farmaci a un prezzo più contenuto e ritagliati in base alle esigenze di ciascun malato. La stampa ha un’altro importante vantaggio: spostare la produzione dai grandi impianti industriali a luoghi come gli ospedali e perfino studi medici. Si potrebbe pensare addirittura-spiega Hornung- “a una produzione su piccola scala” e in ambienti finora neppure presi in considerazione come le missioni spaziali. L’innovazione dimostra come la medicina e la farmacologia non hanno confini. In tutto il mondo i ricercatori si impegnano a trovare soluzioni nuove ‘per vecchie e nuove malattie’. La strada è lunga, ma ogni segnale viene, anche piccolo, viene presentato con grande speranza.

Promesse Mancate

Si vive in un tempo di bugie sociali quotidiane, che non hanno più nemmeno la parvenza di promesse.

 

Sono maschere grottesche, che con il nostro futuro di essere umani non hanno niente a che fare.

 

Il cabaret dei politici ci fa ormai ridere: facce impostate, mascelle forti, belle donne e vecchi marpioni e burattinai.

 

L’Amore, anche nelle promesse non mantenute, rimane l’inganno più puro, molto spesso protettivo.

 

Diventa bello credere anche a qualcosa che non accadrà mai. Che molte volte sai già che non accadrà mai.

 

Tutti i “Ti Amo” senza fatti a seguire, hanno creato pozzanghere di fango, in cui vale la pena provare a giocarci dentro, come Lynch con il suo amico.  Sotto un grande albero.

 

Sporcarsi di Amore non mantenuto nei fatti è comunque crederci, sperare, attività di pensiero, che occupa molto tempo della nostra vita. Quindi è vita.

 

Dal primo momento che il tuo Amore ti dice “Ti Prometto” entri nello scintillio che schiocca nelle fiamme nel camino che ti si è acceso dentro.

 

La doccia gelata dei rinvii, dei tempi morti, “dell’aspettare il momento giusto” e alla fine della resa, non deve affossarti.

 

Sono le braci spente del fuoco con cui ti sei scaldato senza capire. Senza voler capire. Facendo finta di non capire.

 

Ma ti sei scaldato per un po’ e vai avanti alla ricerca di tronchi di legno da bruciare per scaldarti ancora

 

Meglio bruciare continuamente che depositarsi neutri in un’urna.

Tragedie: Sempre Troppo Tardi

Da quanto viene reso noto dal quotidiano “Il Messaggero” la rotaia che ha ceduto sulla linea Cremona- Milano stava per essere sostituita. La notizia rende l’animo ancora più angosciato. Sempre troppo tardi. Sempre dopo vite spezzate. Sempre quando ormai le tragedie sono avvenute e niente può far tornare indietro il tempo. L’incidente è accaduto da pochi giorni e chissà quanti ne occorreranno per svolgere le indagini più approfondite ma da più parti rimbalza una parola che fa veramente rabbia: scarsa manutenzione. E se questo mosse il motivo definitivo è inaccettabile, perché è l’ennesima volta. Sulla linea sulla quale si è verificato l’incidente erano in corso lavori di manutenzione. C’è una foto che gira sul web che mostra proprio il punto in cui è avvenuto il cedimento della rotaia, due chilometri circa prima di quello in cui il treno si è poi scomposto. Una ventina di centimetri la lunghezza della rotaia mancante. Nelle vicinanze il tratto di binario che avrebbe dovuto sostituire quello vecchio. La ricostruzione più logica è che al passaggio delle prime carrozze la rotaia cede, ma ad uscire dai binari sono quelle centrali. Il treno prosegue nel suo tragitto ma le ruote delle carrozze centrali sono ormai fuori binario. Inevitabile il deragliamento. E così Pierangela, Ida e Giuseppina muoiono e 95 restano ferite, alcune gravemente. Il fascicolo per ora è contro ignoti ma i nomi dei primi indagati potrebbero arrivare presto.

Fontane per Sostituire Bottiglie di Plastica

Il quotidiano inglese Guardian riferisce di un piano per istallare 21 fontanelle di acqua potabile a partire da questa estate. Inoltre aziende private installeranno centraline di rifornimento di acqua minerale in 5 zone della città. In caso di successo dell’iniziativa là centraline saranno poste in tutta la città. L’idea è semplice e grandiosa allo stesso tempo. Immaginiamo il consumo di bottigliette di plastica per l’acqua o altra bevanda in un giorno d’estate in metropoli come Londra, Parigi, Berlino, Madrid ma anche Roma. L’immaginazione basta a capire quanta quantità di plastica potrebbe essere risparmiata in un solo giorno. I motivi ecologici che stanno alla base di questo progetto sono nobili e salutari. E pensare che nella nostra capitale non sarebbe necessario neanche costruirle: esistono dalla seconda metà dell’Ottocento -ce ne sono circa 2500-. I così chiamati “nasoni” non hanno rubinetto e versano acqua 24 ore su 24. Originariamente servivano ad allentare la pressione nelle tubature dell’acquedotto. L’estate scorsa sono stati chiusi a causa della siccità. Il provvedimento, preso dalla società che gestisce le risorse idriche di Roma, ha suscitato grandi lamentele. Le fontanelle infatti sono utilizzate soprattutto da turisti e da romani meno abbienti. Attualmente la sindaca Virginia Raggi si è impegnata al riutilizzo graduale dei nasoni chiusi e a dotarli di rubinetto per questioni igieniche e di qualità. La sostenibilità ambientale si basa anche su piccoli gesti e risparmiare il consumo dell’acqua è, assieme a quello dell’aria, sicuramente il più importante. I nostri avi lo capivano e lo mettevano in pratica, noi lo capiamo.

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