Peso Forma: Percorso e Terapia

Il percorso e la terapia per raggiungere il Peso Forma è in funzione del peso in eccesso che devo perdere. Gli elementi base del percorso che garantisce il risultato al soggetto disciplinato e che ha compreso le regole del gioco sono:

  1. Visita medica standard dallo specialista, con valutazione dei parametri oggettivi, inclusivi del calcolo del limite di calorie giornaliere da assumere.
  2. Consulenza Psicologica
  3. Monitorare l’andamento della terapia per stabilire il periodo di assunzione delle calorie calcolate
  4. Concetti farmacologici di base per raggiungere il Peso Forma
  5. Terapia Farmacologica Galenica
  6. Terapia Farmacologica Chimica
  7. Attività Fisica
  8. Monitoraggio a Lungo Termine

 

 

  • Visita medica standard dallo specialista con valutazione dei parametri oggettivi, inclusivi del calcolo del limite di calorie giornaliere da assumere

 

Si tratta di una visita medica standard e atipica nello stesso tempo. Standard in quanto è prevista una anamnesi classica con la valutazione clinica di eventuali altri problemi organici in corso. Il breve iniziale colloquio si conclude con la lettura di eventuali referti clinici che il paziente ha portato con sè. Lo specialista, che sarei io, dr. Antonio Favella, endocrinoloco, approfitta comunque di questi pochi minuti di colloquio in cui raccoglie informazioni mediche, per capire il soggetto che ha davanti, intuirne le capacità di mantenere un certo regime calorico e il livello di comprensione del meccanismo che deve essere in atto per raggiungere il Peso Forma. Ottenuti questi dati, espliciti ed impliciti, il soggetto sano in sovrappeso si trova sulla bilancia, con solo i pantaloni indosso se non si tratta di indumenti pesanti. Lo stesso, naturalmente per le gonne delle signore. Una collaboratrice prende nota del peso e con la stessa velocità di prima si ritrova vestito davanti allo specialista (sempre io, Dr. Antonio Favella, endocrinologo). L’atipicità della visita consiste che in questa seconda fase di colloquio molto lunga, il paziente non parla quasi più e ascolta un corso avanzato per il raggiungimento del Peso Forma, in un linguaggio comprensibile e popolare. Dopo un tempo variabile, ma intorno ai trenta minuti, il soggetto sano in sovrappeso stringe la mano e un patto di alleanza terapeutica con lo specialista, il cui valore è aleatorio, o meglio in sospeso, fino ai controlli che verificano il Peso. Sulla base del risultato, si capisce se il patto era veramente tale. Informato in tutto e per tutto su quello che dovrà fare, il soggetto, ancora un po’ stordito, ma già più dentro al concetto di Peso Forma, viene dimesso e inviato ad una consulenza psicologica in data da stabilire. In attesa della consulenza psicologica, il soggetto sano in sovrappeso o obeso, inizia ad alimentarsi come prescritto. Prende appuntamento per la consulenza psicologica e per il controllo relativo al peso e comincia un’altra storia.

 

  • Consulenza Psicologica

 

Se il raggiungimento e il mantenimento del Peso Forma è una questione mentale di sapere gestire introduzione e consumo calorico, il soggetto, già pesato e istruito, si dovrà sottoporre ad un check-up psicologico che ne valuterà eventuali disturbi in corso, caratteristiche temperamentali e caratteriali. In particolare sarà valutato la soglia di resilienza del soggetto, cioè la sua capacità di sopportazione del ridotto introito calorico, del cambiamento di regime alimentare e se ci sono tratti caratteriali che la inficiano. A questo punto sappiamo tutto del soggetto che vuole dimagrire, ma che soprattutto vuole rimanere magro. Il team si rende disponibile in qualsiasi momento dalle 7 alle 23, sette giorni su sette, per eventuali chiarimenti o difficoltà sopraggiunte. In questo caso è il consulente psicologico garante della reperibilità e riferirà immediatamente al collega endocrinologo il quadro generale per capire se è l’alimentazione a creare problemi. Se invece si tratta di risolvere difficoltà estemporanee, con crisi d’ansia, flessioni del tono dell’umore, semplice frustrazione, sarà il consulente psicologico a dare risposte adeguate.

Il soggetto sano in transito dal sovrappeso all’obesità, ancora non lo sa, ma è alle soglie di un cambio di stile di vita, comportato dal raggiungimento del Peso Forma. In queste fasi di transizione, che determina un prima e un dopo, c’è sempre bisogno di una guida che ti sappia leggere nel cervello le eventuali difficoltà, trasformando il percorso, da una sfida all’ultimo sangue con il cibo, in un giochino matematico molto semplice, al termine del quale, oltre che nel Peso Forma, si apriranno nuove aspirazioni e forze mentali

 

  • Monitoraggio andamento della terapia

 

Il Monitoraggio, fase essenziale di ogni processo vincente, è sia in itinere, quando il paziente ha bisogno di un consiglio, sia standardizzato in un nuovo appuntamento. Queste tre righe sul monitoraggio del percorso sembrano poco, ma in realtà sono il timbro dell’eccellenza della condivisione del patto terapeutico stabilito.

 

  • Concetti farmacologici di base per raggiungere il Peso Forma

I farmaci che fanno dimagrire non sono mai esistiti, né sotto forma di preparati galenici, né di preparati di sintesi chimica.

I farmaci che vengono prescritti a chi non è soddisfatto del proprio aspetto aiutano il paziente nel suo percorso ipocalorico, che da solo non riesce a portare a termine. Il ricorso ai farmaci per un motivo estetico, di immagine di sé, non è certo più invasivo di una mastoplastica per quelle donne che non sono soddisfatte del volume e/o della forma del loro seno. I farmaci aiutano il soggetto a dimagrire controllando:

  1. Fame
  2. Ansia
  3. Umore

 

Nella mia esperienza sono tutti sintomi indispensabili da trattare. Questi sono i tre fattori critici, che nella totalità dei casi, minano la volontà di dimagrire e pertanto vanno controllati e ridotti al minimo.

Se uno vuole dimagrire deve logicamente introdurre meno calorie e/o consumarne di più. L’introdurre meno calorie di quelle a cui uno è abituato, sviluppa necessariamente un senso di fame, quasi ingestibile senza l’aiuto di un farmaco anoressizzante.

In un circolo vizioso, la fame non controllata farmacologicamente innalza il livello di ansia del soggetto, riducendo ancora di più la qualità della sua vita e ostacolando il suo desiderio di dimagrire. Con la varietà delle benzodiazepine in commercio si può calmare il mondo intero. Possono essere scelte in base alla loro rapidità di azione, di durata di azione e di potenza. Per un utilizzo congruo alla fame da ridotto introito calorico, si sceglie di solito una benzodiazepina che abbia un’azione compromissoria tra rapidità e durata. La rapidità consente di stare subito meglio, ma se a emivita breve, costringe a più somministrazioni giornaliere. Di solito si sceglie una benzodiazepina con una durata di azione intermedia (24 ore circa) e una buona rapidità di provocare l’effetto ansiolitico, in modo da assumerla una volta al giorno. In ogni caso, l’effetto si ottiene sempre. Se il soggetto è molto sensibile al farmaco anoressizzante, l’ansia sarà minore; il soggetto avrà più bisogno di ansiolitici se invece il farmaco anoressizzante funziona relativamente.

Può destare perplessità il ricorso all’utilizzo di antidepressivi a chi depresso non è. La depressione è infatti una malattia psichiatrica e non va confusa con la frustrazione e l’abbassamento del tono energetico e dell’umore di chi sta dimagrendo. Si può verificare comunque la situazione in cui il paziente sia anche realmente depresso, ma non certo per la riduzione calorica, ma perché è malato di depressione.

L’utilizzo di un antidepressivo come adiuvante di un regime alimentare ridotto, è possibile grazie all’ultima generazione di questi farmaci e in particolare a quei farmaci di cui si ricorda meglio la sigla del nome: gli SSRI, che è un acronimo che sostituisce la romanzesca dicitura anglosassone di Serotonine Selective Reuptake Inhibitors. In sostanza, si tratta di composti che prolungano l’effetto della serotonina nel cervello, una sostanza che il cervello produce naturalmente. La permanenza maggiore nel cervello di serotonina consente ai neuroni di un soggetto in crisi perché mangia meno, di mantenere il ritmo sonno-veglia e di rinforzare l’effetto anoressizzante. Gli SSRI sono diventati molto noti grazie al marketing utilizzato per il lancio del Prozac, che nei film di Woody Allen, viene spesso pubblicizzato come “Pillola della Felicità”.

Senza questi relativamente nuovi antidepressivi, che comunque hanno un profilo specifico, i vecchi antidepressivi non potrebbero essere stati usati da un soggetto in dimagrimento, che si sarebbe dovuto accollare, oltre alle minori calorie introdotte, la fame, l’ansia, e gli effetti collaterali dei vecchi antidepressivi: bocca molto secca e stitichezza.

Farmaci anoressizzanti come la fendimetrazina, il dietilpropione e l’efedrina e tutta un’altra serie di farmaci che agiscono sul Sistema Nervoso Centrale, sono in grado di diminuire l’appetito agendo sui centri nervosi della fame, con meccanismi diversi. Non vedo come questi farmaci, sotto il controllo medico, non siano più pericolosi di diuretici, digitale, chemioterapici o qualsiasi farmaco. E’ evidente che, su un farmaco che è stato approvato, è il medico e la sua competenza che fanno la differenza nel rapporto effetto terapeutico / effetto collaterali. In questi anni abbiamo assistito a un balletto senza fine tra concessioni e ritiri dei farmaci anoressizzanti, chiaro segno di confusione in merito e, probabilmente di lobbies molto attive. Con una nota di colore vengono diramati decreti di legge a Natale, Pasqua e Ferragosto, il più esilarante dei quali è quello del 02/01/2017 nel quale si proibisce ai medici di prescrivere aloe, finocchi, tè verde etc, perchè non fanno dimagrire, mentre invece Kilocal Aloe e Kilocal Te verde fanno dimagrire!

Quest’anno, probabilmente per esigenze prolungate di ferie, l’abolizione dell’efedrina dalle preparazioni galeniche è slittata quasi alla fine del mese di agosto).

Il paradosso forse più divertente, non certo per chi deve dimagrire, è che il sovrappeso e l’obesità costano moltissimo sia in termini di salute e di costi monetari nella nostra medicina budgettizzata dal Sistema Sanitario Nazionale, nonché l’impegno di molti specialisti sottratti alle loro specifiche competenze.

  • Terapia farmacologica chimica

La valutazione psicologica è necessaria nel programma per rilevare quegli indicatori subdoli o conclamati, che potrebbero portare al fallimento del programma (drop out). Questo accade soprattutto nei casi in cui i sintomi di un disturbo sono sfumati e quindi difficile da cogliere.

L’associazione di farmaci in una preparazione galenica, può essere fatta a prescindere dalla presenza o meno di disturbi psichiatrici conclamati o subclinici.

Nei casi di assenza di sintomi o disturbi psichiatrici, è il responsabile del programma, in accordo con il paziente, a decidere se prescriverlo. In questi casi, nella mia esperienza personale, estesa a più di 4000 pazienti, il farmaco più efficace è la Fluoxetina, per un periodo di tempo a discrezione del medico,

I motivi principali sono due:

  1. L’effetto anoressizzante riscontrato nelle prime quattro-sei settimane di utilizzo per vari disturbi psichiatrici, che aiuta l’inizio della riduzione calorica.
  2. La tenuta del tono dell’umore, che può abbassarsi anche in una persona psicologicamente sana, nella transizione alimentare che può causare stanchezza, tristezza, difficoltà nel cambiamento di abitudini alimentari e comportamentali contratte gli anni.

 

Se sono presenti disturbi psichiatrici depressivi, anche subclinici è consigliabile un consulto con lo psichiatra, che valuti la possibilità di incrementare il dosaggio della Fluoxetina a 40 mg, a meno che il paziente già l’assuma. Nel caso che la terapia psichiatrica comprenda altri farmaci, lo psichiatra, informato del programma in atto, dovrà cercare, quando possibile, di fare una transizione degli altri farmaci assunti verso la Fluoxetina.

Possiamo trovarci anche nella condizione di presenza di un Disturbo da Alimentazione Incontrollata, sempre in forma subclinica, per cui, in modo del tutto inconsapevole, il paziente, proprio per le caratteristiche del disturbo, mangia continuamente nell’arco del giorno, minime porzioni di cibo, che sembrano non apportare calorie, mentre in realtà le portano a livelli tali, da essere la causa principale di obesità. In questo caso il farmaco di elezione è il Topiramato, prescritto in dosi e periodi personalizzati. Il Topiramato efficace anche nella Bulimia, aiuta il paziente a distaccarsi con facilità da questo continuo ipercalorico spelucchiare. Il Topiramato non è prescrivibile come galenico e quindi il dosaggio personalizzato, nell’ottica cieca dei legislatori, farebbe male, ma è prescrivibile quello dell’industria a dosaggi fissi, che invece fa sicuramente bene. Davvero un mondo ironico, quello farmacologico.

  • Attività Fisica

Se età, struttura, efficienza fisica e disponibilità di tempo lo consentono, l’attività fisica accelera il raggiungimento del Peso Forma per le persone sovrappeso o obese. Qualsiasi attività sportiva va bene, ma deve essere eseguita in regime aerobico e in sospensione. Fare sport in regime aerobico significa che i processi metabolici nelle cellule che producono energia e movimento, devono avvenire in presenza di ossigeno. Tutto questo per dire che l’andatura e l’intensità dello sport scelto devono essere blande. Per sapere se stiamo correndo o nuotando per dimagrire e non per allenarsi per le Olimpiadi, basta contare le pulsazioni, dopo almeno 20 minuti di attività (minimo sindacale), che devono stare sotto un determinato valore, calcolato con la seguente semplice formula: sottrarre alla frequenza cardiaca massima, la propria età e moltiplicare il risultato per 0,935. In un soggetto di 40 anni, la formula teorica sarà questa: 220-40=180 x 0.935 = 168 pulsazioni (battiti per minuto).

Rispetto al valore attenuto, il dimagrimento maggiore avviene mantenendo a lungo pulsazioni più basse di quelle che risultano dalla formula. Nell’esempio di prima, correre o nuotare a 130-140 battiti, rispetto ai 168.

L’attività fisica di un soggetto in sovrappeso deve essere necessariamente in sospensione, senza appoggio a terra: esclusa l’altalena ritenuta inefficace, rimangono la cyclette e il nuoto.

Ancora matematica quindi per dimagrire: se si sbagliano i calcoli si fa una sana attività sportiva, ma non si raggiunge il Peso Forma.

  • Monitoraggio a Lungo Termine

Un controllo ambulatoriale mensile fino al raggiungimento del Peso Forma fino al raggiungimento del Peso Forma è fondamentale, per verificare il risultato oggettivo in termini di chilogrammi persi. Nel corso del monitoraggio mensile devono essere rivalutati tutti i parametri descritti, per garantire il raggiungimento del Peso Forma.

Trimestralmente devono essere prodotte analisi emato-chimiche di routine di sangue e urine congrue al programma.

Il monitoraggio ambulatoriale mensile comprende una valutazione psicologica, che comunque si rende disponibile al bisogno, anche all’interno del mese, con ogni tipo di modalità di incontro (ambulatoriale, via messaggistica telefonica, e-mail, appuntamenti telefonici)

Nessuna Dieta per Dimagrire

Siamo in due allo stesso tavolo: tu che mi chiedi di dimagrire e io che devo insegnartelo.

Da quando ti sei alzato stamani, non aspetti altro che venire qui e ricevere una dieta dettagliata alla fine della visita, che abbia il sapore del nuovo, perché ne hai già sperimentate molte. Fallimentari, perché altrimenti non saresti qui oggi.

 

Ti devo dare la prima delusione, mio nuovo amico, e preferisco dartela subito: uscirai da questo studio senza dieta, diario alimentare, contorsionismi alimentari, cibi esotici, zone e non zone.

Da qui uscirai con delle semplici indicazioni che tu, se davvero vuoi dimagrire, devi comprendere, altrimenti dopo di me, andrai da un altro professionista o, stufo di spendere, comincerai a trascorrere le tue ore serali in rete, alla ricerca della formula magica.

 

Ora iniziamo a fare sul serio. Siamo io e te e non è un duello. La base del nostro intervento è stabilire complicità. Vicino a noi, abbiamo un altro ospite, che se ne sta in piedi a giornate, senza fatica alcuna. E’ il suo lavoro. Ci aspetta. E’ la Bilancia. Non ascolta, non giudica, non prende posizioni, ma emette responsi secchi, senza appelli. Un utile alleato neutro, che non prende né la mia parte, né la tua. Emette un codice numerico semplice da leggere, che ci dice come abbiamo operato: se io ti ho spiegato bene, se tu hai capito bene.

 

BANALITA’ NON BANALITA’. La prima semplice indicazione che ti darò è così banale che mi considererai un idiota e cercherai, mentre ti parlo, di capire come mai sei venuto proprio da me.

Io ti dirò, in un linguaggio da strada: – Bruci 2000 e mangi 1000, bruci 5000 e mangi 4000. Questo fa dimagrire

Questa mia affermazione ti getterà nello sconforto, perché penserai che lo sapevi già, ma non me lo dici per l’educazione del primo incontro.

Io ti anticipo per enfatizzare il concetto: –Se lo sai già, perché sei qui davanti a me, sano come un pesce, come vedo dalle analisi, che mi hai diligentemente portato, e abbiamo appena saputo dal nostro ospite muto che sei 90 kg e che se non fai attenzione a muoverti, ti esplodono i bottoni della camicia?-

 

Hai preso un brutto gancio, mentre avevi la guardia bassa e sei già quasi KO.

 

Il senso delle tue riflessioni interiori cambiano contenuto e ti cominci a fare domande giuste. Il gancio ti ha svegliato. Ti chiedi come sia possibile che tu sia ridotto in questo stato, nonostante sapessi che, bruciando più calorie di quante ne introduci ingrassi. Il fantasma di Freud ti fa toccare i bottoni della camicia ai limiti della tenuta. Veri ordigni pronti a esplodere.

Ti sei talmente ripreso, che prosegui a pensare, cercando paragoni e ti viene in mente il più masochista di tutti i possibili paragoni: “E’ come se mia moglie uscisse tutte le sere di casa, con tutte le sue parti del corpo migliori messe ben in evidenza e tornasse alle tre del mattino e non ci facessi caso. Io, stravaccato sul divano, mi bevo due grappe di gusto e faccio zapping compulsivo, prima di andare a letto.”

 

Ti fermi un attimo. Non vorresti arrivare alla conclusione del tuo pensiero, ma non riesci a fermarti. E’ passato un anno ormai. Mentre ti annoi ad ascoltare il solito pretestuoso dibattito politico, di colpo avverti un brivido di solitudine. Ti sei svegliato: lei sta con un altro.

Si, è così. Era banale capirlo, come le calorie, ma non l’hai voluto capire. E ora sei qui da me, barcollando anche da seduto, perché l’esempio della moglie te lo sei fatto da solo e ti ha scosso dal torpore mentale, in cui noi umani spesso cadiamo. Abbiamo i concetti in testa, ma non li infiliamo in una sequenza. Il filo di una collana, in cui non riusciamo a infilare perle di saggezza.

 

NON DIETE. Ormai non hai scampo e mi ascolti bene senza commentare dentro di te. Insisto e ti dico perentorio, ma gentile, che non ci dobbiamo prendere in giro con le diete. Se fosse solo una questione di diete ossessive come un orologio svizzero, basterebbe prenderne una qualsiasi da medici, dietologhe con lauree triennali o da internet: ce ne sono un milione.

A conti fatti, ti ricordo che le diete sono tutte uguali, perché tutto quello che ingolliamo, escluso l’acqua, porta calorie. A questo punto, calorie per calorie, tanto vale mangiare e bere quello che ci piace, facendo semplici somme e sottrazioni. Psicologicamente costa di meno e si dimagrisce. Ovvio, solo se mi ascolti bene e fai profondamente tue le mie semplici indicazioni.

 

A questo punto la scelta è tua, e se è tua, le decisioni che prenderai non saranno proibizionistiche, perché partire con divieti è per i malati o i carcerati, non per te, definito dalla medicina soggetto sano in sovrappeso in cammino verso l’obesità.

 

EDUCAZIONE ALIMENTARE. Prima di tutto, cerchiamo di capire dove sbagliamo, che, quasi sempre, coincide con il non sapere e con l’ignoranza sul cibo, trasmessa da generazione in generazione, perché è una attività quotidiana e che come tutte le routine ci affossa nella superficialità. In questo caso specifico, il non sapere niente sul cibo, la superficialità del tuo agire quotidiano ti ha portato qui a 90 kg e sei alto 1 metro e 68.

 

VECCHI RICORDI. Ti rinfresco la memoria, per farti tornare in mente cose che ti sei dimenticato, perché eri un lattante e mi hai detto di non avere figli. I neonati, con il solo latte, crescono un chilogrammo al mese. Vicino all’estremo opposto dell’età, ho molte pazienti in menopausa che non mangiano pane, pasta e cioccolato perché sono cibi off-limits, che fanno ingrassare e si diventa mongolfiere colorate; con la massima frustrazione umana, bevono la tristezza di un litro di latte al giorno perché rallenta l’osteoporosi (altra favola metropolitana), aumentando di un chilogrammo al mese come i neonati. E naturalmente, quando vengono da me mi dicono “Dottore sono così grassa e le giuro che non mangio niente”. Tecnicamente non è una bugia, ma purtroppo per la signora, le calorie introdotte non sono solo quelle masticate, ma anche quelle bevute. La Bilancia, aliena, non sa distinguere se le 75 kcal sono entrate come latte, vino rosso o cappuccino amaro. Quindi, degli integralisti carnivori/vegetariani, bevitori/astemi, dolciari/non dolciari, alla Bilancia non interessa nulla.

 

Sto parlando con te: “Il peso è una questione numerica di calorie introdotte e consumate: la qualità dell’alimentazione non c’entra nulla con il peso. La qualità del cibo determina problemi vascolari, renali, intestinali, ma con il peso non c’entra niente.”

 

APERITIVO. Il mio paziente di 90 Kg è ormai sulla strada della comprensione, ma non sa che tra poco andrò a colpirlo nel suo punto più debole: l’Aperitivo o l’Aperi-cena seguito dalla cena con la moglie.

Mi viene spontaneo scrivere Aperitivo con la A maiuscola, perché ormai ha assunto nel nostro vivere una sua sacralità, come scrivere Pasqua al posto di pasqua. Mancanza di rispetto.

 

Chiedo se è abituato a farsi un Aperitivo dopo il lavoro e quante volte.

Candido confessa “Tutte le sere dei giorni lavorativi”.

 

Lo attacco con garbo, chiedendo se sa che due olivette, qualche patatina, una ventina di pistacchi, una decina di noccioline e un cocktail equivalgono in termini calorici a essersi mangiato un piatto di spaghetti.

 

Il ragazzo è pallido, ma vedo nei suoi occhi nascere il concetto del conteggio calorico. Lo voglio mandare via con questa nozione, che sarà basilare per la sua vita.

 

Infierisco, con la confidenza del vecchio professore che ha incontrato un suo ex alunno: “Dai non mi dire che ti fermi qui e non assaggi una tartina (10gr di pane in cassetta = 30 kcla + 5gr di burro = 35-40kcal, e se sei in un posto giusto, ci metti un po’ di caviale che ti confeziona una tartina da 100 kcal. Se ne mangi cinque, sono ovviamente 500 kcal equivalenti ad un sandwich ben farcito. Ora sei rilassato, ridanciano, perché almeno un altro Negroni da 140 Kcal lo hai bevuto. Se sei onesto, senti che lo stomaco è praticamente vuoto e andresti avanti ad oltranza. Ti consola l’idea della cena preparata dalla moglie prima che si cambi ed esca, come tutte le sere.”

 

Occhi sgranati come un cartone animato giapponese, il mio amico mi ascolta ipnotizzato. Ne approfitto: “Un etto di pasta cruda sono 325 kcal equivalgono a una pallina di gelato alla crema, che in due leccatine è finito; mentre un etto di pasta cruda lessata diventa tre etti perché si imbibisce di acqua, due etti di pomodori sono 34 kcal, un cucchiaino d’olio (45 Kcal), e un poco di basilico che per pietà non ti conteggio, ma che è bene conoscere le sue 22 Kcal per 100 grammi

 

Lo lascio respirare, mentre faccio la somma su un foglietto che gli mostro: con circa 500 kcal mastichiamo un piatto di spaghetti al pomodoro. Ci sentiamo visceralmente soddisfatti, perché abbiamo masticato e riempito lo stomaco e non abbiamo più fame, perché il senso della sazietà parte dalla pressione del bolo alimentare sulle pareti dello stomaco.

Con disegni un po’ approssimativi, gli faccio vedere che 100 gr di spaghetti al pomodoro e basilico, in termini di calorie introdotte, sono meno di:

  • 100 gr di patatine
  • 60 gr di pistacchi
  • Cinque tartine ben fatte
  • Due crakers, un pò di maionese e 4 pistacchi

 

Le mie considerazioni, vecchio del mestiere, mi portano a consigliarti che, se vuoi dimagrire, devi mangiarti il piatto di spaghetti al posto dell’aperitivo. E mangiati pure il pane, la rosetta e il pane integrale e lascia stare il pane azzimo, i cornflakes e le fette biscottate che hanno le stesse calorie dei cornetti. Però, nell’immaginario collettivo, i cornetti ingrassano e così tutti mangiano le fette biscottate che hanno le stesse calorie. Meglio mangiare il pane, che costa di meno ed ha meno calorie.

 

LA SPESA. Il giusto modo per non trovarsi cibo “pericoloso” in casa è entrare in modalità “calcolo calorie”, quando facciamo la spesa. Più che i nomi bisogna leggere i numeri; infatti, se leggi biscotti integrali con soia (kcal 456), solo leggere il nome pensiamo che ci faccia dimagrire, per poi scoprire che hanno più calorie dei wafers (kcal 449); per restare nei biscotti, i bistrattati frollini (kcal 429) hanno le stesse calorie degli osannati biscotti integrali (kcal 425). Hai capito bene amico, le stesse calorie!

Il Marketing del light food e dell’integrale ci ha talmente rimbecilliti che, pur ritenendoci a dieta, non leggiamo nemmeno le calorie. Ci fidiamo del nome. Certo più light di un piatto di lasagne sono, ma non più light di biscotti con meno calorie e più buoni.

 

Le diete sono piene di favole metropolitane come abbiamo visto e colorato di celeste, passate di bocca in bocca come quella di fette biscottate e stracchino. Il gorgonzola nelle diete non c’è mai. Il gorgonzola avrebbe anche il vantaggio di avere un sapore forte e ne mangeremmo pure di meno. Ci vuole solo Einstein in persona che mi faccia capire perché lo stracchino sta nelle diete e il gorgonzola no.

 

PIZZA. Un etto di pizza bianca 300 kcal; un etto di pizza rossa 243 kcal. Perché la prima è tutto pane, mentre la seconda sono 70 grammi di pane e 30 grammi di pomodoro. Il problema è che una pizza Margherita sono minimo 4 etti di pizza rossa e già siamo a 1000 kcal; poi ci devi mettere la mozzarella o fior di latte, che hanno meno calorie dello stracchino, e siamo oltre le 1000 kcal. Nell’attesa della pizza, ci facciamo due olivette ascolane, due fiori di zucca fritti, un supplì, una birretta; poi, finalmente arriva la pizza. Una fetta di pastiera? Vai! Un limoncello? Perché no! Conto finale: euro e una settimana di dieta. Implacabili le calorie a contarle.

 

CARNE. Un etto di maiale magro sono 110 kcal, un etto di salsiccia secca 514 kcal. Bresaola o prosciutto crudo, solo il magro, grosso modo hanno le stesse calorie (150 Kcal).

 

LA LOCANDINA. La funzione di una locandina con i valori calorici di ogni alimento usuale nella cucina italiana, appesa sul frigorifero è questa: a casa la leggiamo con comodo, scegliendo quello che vogliamo mangiare quel giorno. Meno calorie ha quello che scegliamo, più ne possiamo mangiare. In questo modo la pressione del bolo alimentare sulle pareti dello stomaco ci dà un senso di sazietà che ci porta a dimagrire senza frustrazione.

Il concetto della non dieta è esistenziale-matematico: sazietà e dimagrimento e non fame da campo di concentramento per non dimagrire.

Per la Bilancia, un etto di tonno al naturale (158 Kcal) è quasi come tre etti di polpo (150 Kcal in totale). Stesso concetto: con tre etti di polpo mi riempio di più lo stomaco e sono sazio; dopo centro grammi di tonno il mio stomaco è vuoto.

Quattro etti di finocchi (9 Kcal) equivalgono a un etto di carote, che equivale a un etto di pere (35 kcal).

 

Nel mio concetto di educazione alimentare, sono contrario ai succhi, alle spremute ai passati di verdura e alle centrifughe perché per fare un succo di arance servono almeno tre arance che sono circa 100 kcal; nel bere il succo non si mastica, per cui non abbiamo quella soddisfazione psicologica che ci dà invece il masticare tre arance; anche perché, tre arance di fila non le mangeremo mai, soltanto per la fatica di sbucciarle. Però le possiamo bere in un attimo. Molto meglio, per dimagrire, prendere due arance, sbucciarle e masticarle, dove c’è la noiosa manualità della preparazione come deterrente, il gusto della masticazione e le scorie perse.

Stesso discorso per il minestrone con pezzi di verdura che mastichi. Con il passato di verdura ingolli e basta. Per dimagrire è molto più soddisfacente qualche cosa da masticare e, avendo impostato queste riflessioni sulla psicologia per raggiungere il Peso Forma, la sensazione di avere mangiato gratifica più di avere bevuto. Siamo coerenti.

Per fare un succo di ananas (44 kcal) servono almeno due etti e mezzo di frutto. La persona che beve tre succhi di ananas ha ingerito kcal pari ad un etto di pasta senza la stessa piacevole sazietà. Con l’ananas lo stomaco rimane quasi vuoto, la fame rimane e per di più l’ananas non “scioglie” il grasso (favola metropolitana). Il principio attivo dell’ananas è la bromelina che è al massimo un drenante. Se invece del drenante dell’ananas, calorico e insoddisfacente, prendiamo, sotto controllo medico, il più forte diuretico in commercio, per eliminare i liquidi in eccesso, uriniamo tre volte di più, il fisico tende a ristabilire l’equilibrio idro-salino, beviamo tre bicchieri d’acqua a zero Kcal e stiamo come prima.

 

MELE, FICHI e DINTORNI. Le diete sono piene di fette biscottate, stracchino e mele. Mele che hanno pari o più calorie dei fichi (53/47 Kcal). Ma i fichi, in una dieta, nessuno li mette perché la favola metropolitana diffusa è che fanno ingrassare: e quindi tutti a mangiare quintali di mele come Steve Jobs. Solo ai diabetici non diamo i fichi questo sì, è vero.

Una volta si diceva di dare le mele ai porci e ai maiali per farli ingrassare bene. Questo perché le mele crescevano in campagna come l’erba. 10 chilogrammi di mele sono 5300 kcal. Un maiale, i 10 chilogrammi di mele se li mangia in cinque minuti e nessuna Bilancia ha mai chiesto a un maiale come sono entrate 5300 kcal, se come mele o come fettuccine; i rinoceronti mangiano al giorno 40 chilogrammi di erba scondita, che a 20 kcal ogni 100 gr, sono 8000 kcal di erba, ma sempre 8000 kcal sono. I leoni mangiano carne rossa, e non si è mai sentito dai veterinari e dai leoni parlare di carne bianca o carne rossa. Gli squali, raffinati, mangiano continuamente sashimi.

Le diete sono prive di banane o cachi che nessuno mangia (65 kcal). Tutti invece a mangiare i mandarini (72 kcal).

Per chi vuole raggiungere o mantenere il Peso Forma, consiglio sempre d’inverno i finocchi (9 kcal) e d’estate il cocomero (15k cal).

 

Una donna che fa la vita da impiegata, al contrario degli allarmismi in rete sulla introduzione calorica di solo 1000 Kcal per dimagrire, ritenute pericolosamente poche, anche per una impiegata, deve assumerne indicativamente un massimo di 1000 kcal al giorno, per lo scarso consumo. Non esiste alternativa. Questo è un modo semplice per fare i conteggi, perché è inutile contare le calorie e non sapere quanto si consuma. Approssimativamente, ma non troppo, questi semplici conti li dobbiamo fare.

1000 kcal possono essere mantenute ad esempio con i già citati cento grammi di pasta al pomodoro; poi, possiamo scegliere tra tre etti di filetto oppure sei etti di polpo, oppure un etto e mezzo di stracchino o gorgonzola. C’è ancora spazio per due etti di insalata, una rosetta, un frutto e un caffè, tenendo conto che caffè e tè sono 10 kcal ed ogni cucchiaino di zucchero 20kcal. Il tutto da distribuire nella giornata, assolutamente come crede. Può mangiare spaghetti a pranzo e carne e insalata a cena o viceversa.

L’unica cosa che io sconsiglio sono i 5 pasti al giorno perché:

1) Spesso non abbiamo tempo costante di pausa e quindi tendiamo già ad alterare il bioritmo calorico a cui dobbiamo abituare il nostro corpo;

2) Alle 10 di mattina, di solito, non abbiamo fame, a meno di non avere fatto colazione molto presto. In condizioni standard e non hai fame, appena metti una qualsiasi cosa nello stomaco, la fame ti viene subito e soffri quando stavi bene appena dieci minuti prima.

3) La cena, per la maggior parte degli italiani, è il momento della riunione affettiva familiare ed il momento che sancisce, in modo inequivocabile, la fine della giornata lavorativa. Se noi abbiamo già consumato quattro mini pasti, al massimo rimangono la miseria di 70 grammi di stracchino o qualcosa di equivalente in tristezza calorica, mentre gli altri si saziano allegramente con un pasto standard da umani felici. Un consiglio a questo punto: prenditi 25 gocce di sonnifero, vai a letto e dormi.

Comunque, nel rispetto delle 1000 Kcal, garanzia del Peso Forma per una sedentaria, ognuno si gestisca come vuole.

Ci sono esempi limite, come me, che da 40 anni, lavorando circa 10 ore al giorno da sedentario atipico, perché pensare, parlare, decidere, prendersi responsabilità consuma calorie, mi gestisco il digiuno diurno con 3-4 caffè e le 1200 kcal necessarie per mantenere il mio Peso Forma, le assumo tutte a cena. L’indomani, lavoro con le mie 1200 Kcal assunte la sera prima.

Sfato così un’altra favola metropolitana, che se ceni e vai a dormire ingrassi, perché facendo un calcolo approssimativo sulla base di 40 anni di questa abitudine, dovrei essere un quintale. La favola trae origine da un’omissione di base: ceni solo la sera, vai al letto, ma ingrassi solo nel caso in cui bruci 2000 kcal durante il giorno e la sera ne mangi 3000 kcal. Il motivo per cui la notte lieviti non perché dormi dopo avere solo cenato durante il giorno. Lieviti perché stai a digiuno tutto il giorno, consumi 2000 kcal e a cena mangi per quattro persone.

il minatore che lavora di notte mangia di solito a mezzanotte. Come ormai acquisito, la Bilancia è completamente indifferente a che ora mangiamo io e il minatore.

Sempre restando sul mio consiglio di non frammentare i pasti, c’è un esempio molto chiarificatore. Se la mia auto consuma 100 euro di benzina al giorno, la sera mi fermo a un distributore e metto i 100 euro di carburante, che mi servono fino alla sera successiva; la sera successiva metto di nuovo 100 euro e il ciclo si ripete. Frammentare i pasti equivale alla necessità di fermarsi a 5 distributori diversi e mettere 20 euro alla volta. Non mi sembra comprensibile e quindi voglio insistere sulla favola che cenare solo la sera faccia ingrassare. Un piatto di spaghetti al pomodoro sono sempre 500 kcal 24 ore al giorno. Non è vero che se mangio gli spaghetti a colazione dimagrisco e se li mangio a cena ingrasso. Sono sempre 500 kcal. Che poi gli americani mangino gli spaghetti a colazione, a Napoli a pranzo, noi solitamente a cena e gli attori alle due di notte dopo teatro, sono sempre 500 kcal.

 

LA REALTA’ DELLA VITA ATTUALE. A questo punto dobbiamo enfatizzare sul consumo calorico. La nostra era, se non per l’attività sportiva volontaria, è dominata dal non muoversi, dal web che consente di fare tutto senza alzarsi da una poltrona. Nessuno zappa più la terra dall’alba al tramonto; io non faccio più il bersagliere come a 29 anni e allora potevo permettermi colazione abbondante, due primi e due secondi a pranzo e a cena, aperitivi e gelati. Ed ero secco come un chiodo.

A 31 anni, quando ho smesso di fare il bersagliere, anche io ho iniziato a fare i conti con la Bilancia. Sfruttando le mie competenze mediche, da quando avevo 31 anni, vado avanti con 3-4 caffè come detto prima e non posso più mangiare come prima. Ma non perché è cambiato il metabolismo basale, altra bella favola, forse la più bella di tutte. Il metabolismo è sempre quello. Se la mia macchina è una Alfa 1500 a 20 anni, a 60 anni che sarà secondo voi? Sempre un alfa 1500. Non puoi diventare né un motorino, né un trattore.

Le auto le puoi spegnere, quelle umane no. La macchina umana rimane accesa al minimo nelle 24 ore. Questo è il metabolismo basale che rimarrà sempre lo stesso. E’ scientificamente provato che un paziente fermo immobile sul letto per 24 ore, solo il cuore consuma tra le 400 e le 600 kcal al giorno. Il cuore di una persona è grande come il suo pugno. Quindi il ragazzetto di un metro e mezzo con cuore piccolo va a 70 battiti al minuto 24 ore al giorno consuma 400 kcal. Un uomo alto due metri, cuore grande, ne consuma 600. Io mi metto in mezzo 500 Kcal. A 30 anni, il mio cuore grande come il mio pugno in condizioni di riposo assoluto si contraeva 70 volte al minuito ogni 24 ore e consumava 500 kcal. Oggi ho 71 anni e quanto consuma il mio cuore? Sempre 500 kcal. Se sono sano, è lo stesso cuore che si contrae 70 volte al minuto, 24 ore al giorno. Come l’Alfa 1500.

Chi dice che si riduce il metabolismo basale con l’età, sta dicendo che il mio cuore si contrae a 71 anni, 35 volte al giorno, a causa del ridotto metabolismo basale, significa che, senza che gli altri se ne siano accorti, sono morto. L’ho scritto in celeste perché è una favola bellissima e horror. Dirò di più, quando uno soggetto aumenta di peso, il metabolismo basale aumenta perché se il Padreterno o chi per lui, ha fatto un cuore che deve portare nutrimento ad un uomo di 70 chilogrammi che però è diventato 120 chilogrammi, il cuore lavora molto di più per portare ossigeno a 50 chilogrammi in più di tessuti e quindi consuma di più.

Quindi, al di là di malattie endocrine, il metabolismo basale rimane sempre quello. Quello che invece cambia è il consumo di calorie. A 30 anni correvo tutti i giorni con in bersaglieri, doccia, cena e tre ore di twist and rock’n’roll con una bella ragazza. In pratica avevi già consumato la cena pure del giorno dopo. Dopo una serata così, nemmeno andavi a dormire, che si tornava a correre.

Dico a me stesso nelle sere melanconiche: “Dottor Favella fallo ora a 71 anni”. La realtà? Con due ore di sonno non ci faccio più niente, per una nottata in discoteca chiamano l’Aci con il carroattrezzi per portarmi a casa. Quindi, quello che cambia con l’età si chiama consumo di calorie e non metabolismo basale. Quindi quello che consiglio è che non ci possiamo più permettere la vita dei favolosi anni ’60, con colazione pranzo e cena, i ritmi sono cambiati. Se ci vogliamo sincronizzare con i ritmi attuali, dobbiamo cambiare sistema e riservare il recupero globale, quando tutto è finito: recuperare psicologicamente con una cenetta in famiglia o con chi vogliamo, quando tutti finalmente ci guardiamo in faccia e chiacchieriamo; recuperare energeticamente con una cena consona al nostro consumo e che ti permetta di rimanere a tavola più volentieri. Eventuali sacrifici, che poi diventano abitudini e non più sacrifici, bisogna farli il giorno con uno yogurt o una barretta. Quindi risparmiamo il giorno e giochiamoci il jolly la sera, in un vero recupero totale: energetico, psicologico, affettivo.

Abbiamo raccontato molte favole in circolazione, proseguiamo: sul Peso Forma non c’entra niente dolce, salato, sera o mattina.

Possiamo mangiare tutto: dimagrire con il cioccolato ed ingrassare con la mela; pasta e fagioli con 316 kcal, 30 gr di fagioli secchi lessati diventano 100 grammi e sono 93 kcal (grosso modo come ceci e lenticchie).

Come abbiamo detto, tutto quello che è asciutto, una volta lessato triplica il suo volume perché assorbe acqua, ma l’acqua non porta calorie per cui le calorie rimangono quelle di base. Minestra di orzo, spaghetti alle vongole, risotto alla milanese, possiamo fare anche la carbonara, basta usare tante uova quante un soggetto può permettersele in relazione al consumo. Possiamo davvero mangiare tutto.

OLIO, GRANA e PRUGNE SECCHE. Voglio fermare l’attenzione su 5 grammi di grana e 10 grammi di olio. 100 cc di olio di olive di semi di mais sono 900 kcal, per cui 10 grammi di olio che corrisponde grosso modo ad un cucchiaio di minestra sono 90 kcal. E c’è l’insalata da un cucchiaio e l’insalata da tre cucchiai. Quella da tre è più buona, ma sono 270 kcal di olio. La dobbiamo finire di annaffiare!

Cinque grammi di grana nel risotto alla milanese sono in tutto 420 kcal. Se fai una nevicata di parmigiano bisogna rifare i conti.

L’olio di oliva fa bene per molte cose, però va dosato con attenzione. Stesso discorso per le apparentemente innocenti prugne secche. Tante donne si strafogano di prugne per la cura della stipsi, con soddisfazione e successo intestinale, ma non perdono più peso. Chi sa perché. Ogni 5 prugne sono 200 kcal.

NOCI e OMEGA TRE. Stesso discorso per le famose tre noci al giorno e gli omega tre, tra gli ultimi trend modaioli nutrizionistici. Moda o no, 20 grammi di noci al giorno sono 150 kcal.

Parliamo delle gomme da masticare 263 kcal per 100 grammi? Nessuno mastica un etto di gomme al giorno, ma 10 grammi può succedere e sono 26 calorie, che nessuno conta e passano in cavalleria. Nessuno certo ingrassa per queste 26 calorie però a fine giornata gli errori occultati in cui incorrere sono molti: 26 kcal le gomme, 20 kcal il cucchiaino di zucchero, 20 grammi di noci 150 kcal, 5 prugne secche 200 kcal, 2 crackers con maionese 200 kcal, 100 grammi di salsiccia 500 kcal, la scaglietta di parmigiano, le due olivette: hai introdotto 1000 e passa calorie e neanche hai pranzato o cenato, se non hai messo dentro almeno due bevute alcoliche quindi altre calorie.

Quindi il concetto base è che in famiglia possono anche essere uno, due o venti a mettersi a dieta. Non occorre mangiare cibi diversi. Mangiamo tutti le stesse cose, fettuccine ai funghi porcini per tutti, ma ognuno con i numeri i propri. Chi si può permettere due piatti, chi un piatto e chi due forchettate. Altra idiozia, ma per scelta e non per favola, è perché chi sta a dieta deve mangiare il petto di pollo, mentre tutti gli altri mangiano il filetto. In alcune personalità più labili o più intolleranti verso mangiare sempre lo stesso cibo, dopo tre giorni si sente il diverso di casa, con il petto di pollo che non va più ne su, ne giù; alla fine rinuncia a cercare di raggiungere il Peso Forma e si rimette a mangiare senza matematica. Invece chi sta a dieta è uno della famiglia, che deve mangiare soltanto un poco di meno o che consumi un poco di più.

 

Caro amico, so che da un certo momento in poi il mio è stato un monologo, ma se riesci solo a tenere a mente le parole chiave ti rivedrò tra tre mesi a 70 chilogrammi. Ricorda i miei consigli per dimagrire e stare bene:

  1. Massima introduzione calorica, quella che ti do io in relazione al tuo consumo
  2. Puoi mangiare di tutto
  3. Evita la frammentazione dei pasti
  4. Salta l’aperitivo
  5. Aumenta le tue conoscenze sulle calorie dei cibi che preferisci. Non combattere, divertiti. E’ un bel giochino, che ti riserverà inattesi cambi di vita oltre che di peso.

Le Buone Abitudini per Ingrassare e Diventare Obesi

 

Nonostante i nostri errori matematici, l’essere grassi o magri ha la sua importanza per molti aspetti, pressati come siamo dai messaggi di tutti i media o dalla nostra peculiare immagine corporea. Tutti preferiamo essere in forma fisica, o quanto meno contenuti. Dal lunedì mattina al sabato a pranzo, ci comportiamo abbastanza bene, nonostante qualche aperitivo, con una perdita giornaliera di circa 100 grammi; poi, l’abbandono al rilassamento del fine settimana annulla il bonus accumulato: basta un passaggio in pizzeria il sabato sera, un pranzo con un bicchiere di vino e un gelato la domenica per incrementare il proprio peso di un chilogrammo, che è tutto grasso, liquido e gonfiore, che serve tutta la settimana successiva per rientrare nel nostro peso abituale. Detto così sembra accettabile.

Ma vista da una prospettiva diversa le cose cambiano. Se il nostro peso abituale è di 60 chilogrammi ci possiamo stare: rimarremo 60 chilogrammi anche il mercoledì che non è male, a seconda di quanto siamo alti. Ma se il peso è 100 chilogrammi rimarremo a 100 chilogrammi, debordanti, predisposti per altre malattie, potenzialmente invalidanti per molte attività sociali.

In questo confronto, abbiamo descritto due scenari apparentemente simili: due persone che, nonostante il loro peso diverso, tentano entrambe di contenere l’introito calorico fino al venerdì sera o al sabato mattina. Chi pesa 60 chilogrammi e si contiene abbastanza durante la settimana, nonostante il week end anomalo non è demoralizzata, perché al mercoledì è sempre 60 chilogrammi e non si sente diversa da prima.

Il nostro amico di 100 chilogrammi, per il quale perdere 600 grammi in 5-6 giorni è un successo ottenuto con sacrificio, che si ritrova 100 chilogrammi al mercoledì, perde ogni speranza. Regge ancora per qualche settimana e poi si arrende e arriva a 110 chilogrammi molto rapidamente. Si innesca infatti quel meccanismo perverso per cui “meno mi piaccio e più mangio, più mangio e più ingrasso, più ingrasso e meno mi piaccio”, in una deriva fisica di completa resa.

Da questo circolo vizioso è difficile uscire, se non supportati da terapia medica, psicologica e da uno stile di vita che contempli soprattutto uno stress giornaliero minore.

Non è la fame che induce l’obesità nei soggetti sani. L’obesità affligge gli esseri umani e non gli animali, perché questi ultimi, se hanno fame mangiano, altrimenti no! Eccetto gli animali domestici resi obesi da noi.

Noi esseri umani siamo gli unici che invece continuano a mordere, e non a mangiare, anche senza fame. Perché? Perché è l’unica gratificazione facile, piacevole, senza prescrizione e a portata di mano, che sopperisce ad una mente fragile e soggetta facilmente a subire problemi di ogni tipo: inquietudine, fretta, frustrazioni, il carico normale di stress che una famiglia comporta, invidia per questo o per quello, cattiverie subite vere o presunte e il tg serale.

A questo punto 100 chilogrammi o 110 non fanno differenza e continui a mangiare, bevi, mangi più del dovuto.

Il Conto in Banca

Il peso quindi, sentenza inequivocabile dell’oracolo Bilancia, va concepito come il risultato di quanto mangio in rapporto a quanto consumo, attivamente (corpo in movimento) e passivamente (corpo fermo).

Un esempio identico lo abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni: il saldo bancario. Il consumo passivo di calorie sono come i costi bancari fissi. Se vuoi stare in quella banca sai, che qualsiasi giorno ha un costo, senza che tu abbia prelevato niente. Nell’alimentazione, il costo fisso bancario è conosciuto da tutti come metabolismo basale, che definisce la quantità di calorie necessaria per fare funzionare il nostro corpo, anche quando stiamo fermi o sdraiati sul letto.

Se abbiamo chiaro il concetto che la banca si prende ogni giorno una parte dei miei soldi per i suoi lucri, per avere una idea precisa del mio saldo, devo sommare questi soldi a quanto prelevo per le spese volontarie che voglio fare. Una volta fatta la somma tra quelle che prelevo e quello che mi prende la banca, devo fare una sottrazione da quanto deposito in banca. In questo modo so sempre quanti soldi ho.

 

Queste sono azioni che facciamo ogni giorno come metodo economico e che quindi dovremmo conoscere alla perfezione, ma non riusciamo a trasferire all’alimentazione in quanto vittima di luoghi comuni, di scarsa conoscenza e di superficialità.

 

Cerchiamo di capire meglio il paragone tra il conto in banca e l’alimentazione: una donna che fa una vita domestica necessita al giorno di 2000 calorie; nelle 2000 calorie sono comprese anche quelle che consuma il suo corpo per farle battere il cuore, circolare il sangue, e pensare. Questa signora, per rimanere nel suo Peso Forma, può mangiare qualsiasi cibo desideri e bere qualsiasi liquido desideri, per un totale di 2000. E’ una partita che deve finire in pareggio.

Se invece assume 3000 calorie è matematicamente certo che ingrasserà, perché le 1000 calorie in eccesso, il fisico non le può buttare da nessuna parte e le accumula nei depositi come grasso.

Se invece assume 1000 calorie dimagrirà, perché le 1000 calorie che le mancano per le 2000 spese, le prende dai depositi di grasso.

Questo ragionamento, di una semplicità estrema, è anche politicamente corretto e democratico: vale per tutti gli esseri umani, dalla nascita alla fine dei propri giorni. Ho quei soldi (calorie personalizzate quotidiane) per mantenere un budget equilibrato (Peso Forma) e se desidero una vita serena posso permettermi, con quel budget di fare una vita allegra e dignitosa, senza alti e bassi. Se poi voglio spendere tutto il budget nelle slot machines, risolvo anche il problema del Peso Forma, perché non avrò più il denaro per comprarmi da mangiare.

Trasportato questo concetto al cibo, e stabilito che, per la mia struttura corporea, per il mio stile di vita, mi necessitano 1600 calorie, affermare che posso consumarle come voglio è una mia provocazione, in quanto se le consumo ogni giorno in champagne, manterrò il Peso Forma, ma mi verrà presto la cirrosi.

In queste pagine, vogliamo deliberatamente forzare il concetto sulle calorie ingerite, come scritto nell’epigrafe, ma è implicito, che il concetto di Peso Forma, deve essere inserito nella fisiologia dell’intero organismo.

Se vogliamo leggermente complicare il calcolo, rapportando il consumo calorico con la perdita di massa grassa, è necessario sapere che perdere 100 gr di grasso accumulato, equivale a rinunciare a 900 calorie rispetto a quelle necessarie: tornando all’esempio della casalinga che consumava 2000 calorie al giorno, soltanto se ne assume 1100 calerà di 100 grammi al giorno di peso, per il consumo di 100 grammi di grasso.

Chi Non Sa La Matematica è Grasso

Sempre allineato con il titolo del testo, è necessario insistere che, in assenza di altre patologie ormonali, il problema del Peso Forma è un problema derivato da una sequenza di semplici errori matematici.

Con un’esagerazione ironica, ma vera, abbiamo espresso il concetto che, per quanto riguarda il Peso Forma, non ci sono cibi buoni o cibi cattivi, ma solo il computo delle calorie introdotte a fine giornata. Questo concetto si va finalmente diffondendo correttamente anche su internet, anche se ancora prevalgono le diete magiche, che ti fanno diventare dalla mitica Ave Ninchi in Kate Moss in una settimana, senza darti una spiegazione, ma una associazione cubista di pasti bizzarri giornalieri.

 

Purtroppo, dato il prevalere dell’ignoranza in materia, a fronte del numero esorbitante di soggetti prima in sovrappasso e poi mutati ineluttabilmente in obesi, dobbiamo di nuovo spiegare tutto. Con il rischio consapevole di essere noioso. Per farmi perdonare, aggiungerò qualche suggerimento nuovo, che per molti potranno risultare sorprendenti.

 

Premettiamo sempre, che tutto quello che diciamo sul Peso Forma e sui relativi interventi, è un concetto che non prevede la presenza di malattie endocrine e metaboliche. Stiamo parlando di soggetti sani, come tutti i soggetti in sovrappeso e gli obesi, in quanto l’aumento di colesterolo, glicemia, uricemia e transaminasi è legato ad una cattiva alimentazione e non a patologie in atto.

 

Cominciamo dal primo punto fondamentale e trascurato da quasi tutti, medici, dietologi, biologo-nutrizionisti, stregoni, soggetti in sovrappeso o obesi: mantenere un Peso Forma che ci faccia vivere in serenità è una questione mentale, di equilibrio e di interpretazione esistenziale.

Chi ha raggiunto una certa età e si guarda indietro, si rende conto immediatamente della prevalenza dei momenti difficili rispetto a quelli di scorrevolezza, quando tutto andava. Sappiamo bene che la vita è un percorso tortuoso. Allora perché privarci, a corrente alternata, di brevi momenti di spensieratezza e rinunciare a elementi semplici come il cibo e il buon vino? In virtù di cosa, uno si deve togliere il gusto di una bruschetta con olio nuovo appena franto e un due, tre bicchieri di vino? Mantenere il proprio Peso Forma e tutto quello che ciascuno di noi ritiene utile come corollario (salute, bellezza, abitudine, risparmio) è solo un calcolo matematico, grazie al quale ci possiamo permettere o no, tutto quello che ci fa stare bene.

 

Se la soluzione è matematica, la questione non può essere che mentale. I motivi possibili per non saper risolvere il problema, su una questione così banale come il saper mangiare e goderne, sono chiari:

  1. Non accettiamo che mantenere un determinato peso, sia una questione matematica di calcolo di calorie introdotte e consumate
  2. Non sappiamo fare i calcoli perché non sappiamo fare addizioni e sottrazioni
  3. Non sappiamo le calorie dei cibi, per mancata di conoscenza specifica

 

Da questi principi non si esce e chi non li comprende, passerà la vita, in un masochistico alternare periodi di privazioni, più o meno a caso, a periodi di alimentazione incontrollata, in cui ci si scava la fossa per il periodo successivo.

La Bilancia ha Sempre Ragione

Per un soggetto in sovrappeso, istruito sulle dinamiche alimentari, ma soprattutto motivato, il problema non è tanto quello di dimagrire, quanto piuttosto quello di rimanere magri, una volta raggiunto il Peso Forma.

Le motivazioni per rimanere magri sono spesso fugaci e una volta svanite si torna allo stile di vita precedente e alle taglie grandi.

Questa non è vita: non è certo possibile pensare di passare i nostri anni, alternando un regime calorico da campo di concentramento a uno tsunami alimentare.

Diventa una vita come non la vogliamo, tormentata da oscillazioni di peso, che intaccano ogni tipo di performance e, psicologicamente, ti rendono stabilmente precario, perché sei diventato di fatto un cibo-alcol-dipendente.

Il cibo e il bere dovrebbero sempre rappresentare momenti di gioia strappati ad una vita complessa, e così vanno impostati, concepiti, controllati e mantenuti.

 

Oltre alle conoscenze di base di igiene alimentare che tutti dovremmo avere e che dovrebbero impedirci di riprendere peso, c’è un semplice strumento, la Bilancia, che usata il mercoledì mattina, peso reale, ottenuto dopo due giorni di dieta automatica dopo l’inevitabile chilogrammo preso tra sabato e domenica, ci notifica come uno smartphone, ogni incremento di peso e ci dà la possibilità di rimettersi subito a velocità di crociera calorica. Un controllo abituale, ma non ossessivo, ci dà l’unico dato oggettivo che non possiamo confutare: il nostro peso.

Ogni volta che ci saliamo sopra, la bilancia ci avverte e ci pone nelle condizioni di scegliere verso quale strada vogliamo andare. E’ un richiamo muto, veritiero e senza moralismi, che consente di monitorare il nostro regime alimentare e ti lascia libero di tenere qualsiasi stile di vita. La Bilancia è democratica e non favorisce nessuno. Ti toglie dalla testa ogni tipo di alibi, senza se e senza ma. Con la Bilancia non si discute, ha sempre ragione.

Le Perversioni del Cibo

La carenza di cibo è uno dei pochi problemi che il mondo occidentale non ha più, ma, che paradossalmente, è divenuto materia di ossessione esistenziale planetaria, con le sue moderne perversioni di dimagrimento, ingrassamento e obesità.

Se uomini e donne avessero microspie indosso, le conversazioni sui problemi correlati al cibo farebbero concorrenza alle conversazioni di carattere sessuale.

Questo è un autentico paradosso, il più bizzarro riscontrato nella mia carriera di endocrinologo, perché l’unico problema, per cui avrebbe senso parlare così tanto di cibo è non avere da mangiare, come nei paesi disagiati, dimenticati dal resto del mondo e che ormai concepiscono la fame come un evento normale. Dire che un bambino è morto di fame in Ruanda è come dire che un bambino è morto di un cancro nel mondo occidentale. In una parte del mondo sono riusciti ad accettare la mancanza di cibo come una malattia organica mortale; in un’altra parte del mondo, ci siamo costruiti diverse malattie mentali e organiche sulla gestione dell’eccesso di cibo, a cui lasciarsi superficialmente andare o a cui, tristemente, resistere a oltranza.

 

Viviamo in una società cibo-dipendente e alcol-dipendente, che ha stravolto le nostre abitudini psicologiche e il nostro vocabolario. L’aperitivo è divenuto una abitudine virale, perché mette un filtro psicologico tra il lavoro e il ritorno a casa, spesso magazzino di problemi da risolvere. Questa desiderata sospensione neutralizza lo stress accumulato, ci fa stare bene, pagando il costo dell’aperitivo e di un notevole introito calorico. Ma stiamo meglio. Importante è essere consapevoli di quello che facciamo.

Anche il nostro vocabolario si va trasformando in una gamma metaforica di sinonimi relazionali: “Ciao ti vedo così volentieri!” significa appunto “Vediamoci stasera per un aperitivo”; “Facciamo una pausa” significa “Andiamo a bere qualcosa”; “Dobbiamo parlare di quella cosa in sospeso” è equivalente a dire “Ceniamo insieme, almeno si parla in tranquillità”, con un tacito accordo di gozzovigliare e, se c’entra si parla”

Queste modalità gergali e poi fattive, per quanto compensatorie, ci regalano piacere, ma anche calorie, che di solito non consideriamo nel computo giornaliero, in quanto considerate un legittimo bonus. L’assoluzione ce la diamo da soli, senza prete: “Se ci spetta di diritto, le calorie non si contano”.

 

I primi errori di calcolo matematico, a cui si riferisce il titolo di questa breve riflessione sul cibo, nascono da queste cattive abitudini quotidiane, che vengono rimosse dal nostro cervello ad una velocità “super freudiana”. In compenso siamo più allegri, senza sensi di colpa e i problemi di casa, apparentemente, ci sembrano più leggeri.

I sensi di colpa veri, quelli pesanti, arrivano alcuni mesi dopo, quando al nostro uomo non si chiudono più i pantaloni, in pari opportunità con la cerniera della gonna, che non va più su della metà. Tornano in mente i tre aperitivi quotidiani a 140 calorie l’uno minimo.

E qui inizia il tormentone se tornare come prima o se comprare abiti di taglia superiore: se questo avviene, nella taglia più ampia, ci stiamo cosi comodi che la riempiamo subito.

 

I paradossi sul cibo non finiscono certo qui, perché se ci fosse sempre un lieto fine certo, la consapevolezza delle calorie introdotte e la libertà di sentirsi fisicamente piacenti, anche se più in carne, potremmo ignorare il tutto e lasciare ciascuno libero ai propri vizi. Invece no, spesso non c’è nemmeno un lieto fine, nel senso che le persone vogliono soddisfare i propri vizi, ma sono ossessionate dal peso.

Questa routine quotidiana crea infatti una pesante inquietudine di fondo, sia nell’abbandonarsi al piacere del lasciarsi andare ad un consapevole introito di calorie, sia ad un altrettanto consapevole rinuncia, coatta e triste.

Il teatrino, che a volte vira al grottesco, è quello di due persone, esperte in calorie, allo stesso tavolo di un bar, che hanno deciso di andarci per stare bene, ma che mentre parlano di argomenti leggeri, internamente sono entrambe inquiete e divorate dall’ansia: una, per essere al terzo Negroni, con la coscienza sporca di 420 calorie bevute senza considerare il cibo di accompagnamento; l’altra ingozzata dalla tristezza e dal terzo bicchiere di acqua gassata, perché vorrebbe, con tutto il desiderio del mondo, bere uno Spritz, ma è paralizzata nel farlo dalle 91 calorie da evitare.

Cosa rimane da dire e da fare a questi due disgraziati al tavolino, dopo un giorno di lavoro quasi sempre complesso? Uno è falcidiato dal senso di colpa misto alla confusione del tasso alcolico; l’altra con la misera vittoria di avere resistito a 91 calorie di allegria e colore. Per loro, a questo punto, non resta che alzarsi, pagare il conto, tornare a casa, cenare con la TV accesa e andare a letto, con o senza chat.

Ai 999 Sconfitti su 1000 dalla Bilancia

Lo scopo di queste mie riflessioni, endocrinologo in veneranda età, è fornire consigli utili ai pazienti che si approcciano per la prima o per la millesima volta, dopo 999 sconfitte, ad un tentativo di armonia con il sapersi alimentare in modo divertente e sano e di evitare l’ineluttabile percorso verso l’obesità.

Quando ho preso la specializzazione in Endocrinologia e Malattie Metaboliche, nei vari testi c’era sempre un capitolo dedicato all’ obesità, in quanto le conoscenze del tempo ritenevano che l’essere obeso fosse un problema esclusivamente ormonale.

Oggi, dopo una vita trascorsa davanti a migliaia di pazienti posso affermare con certezza che l’obesità, quasi sempre è un problema psicologico / psichiatrico e non ormonale.

Una prima favola metropolitana ci narra che molti pazienti sono convinti, e purtroppo anche molti medici, che il loro sovrappeso propedeutico alla loro obesità dipenda dalla tiroide. Il malfunzionamento causa certamente variazioni di peso, ma è la tiroide a essere malata: se funziona poco si fa terapia supplementare; se si tratta di ipertiroidismo si provano le classiche terapie mediche, con la opportunità, se non si ottengono benefici, di togliere la tiroide e prendere ormoni oralmente.

Una seconda favola nota è quella sulla menopausa che fa ingrassare. La menopausa in realtà non fa ingrassare nessuno: il riassetto ormonale delle donne che vanno in menopausa in Italia è lo stesso delle donne che vanno in menopausa in Biafra! Soltanto che lì puoi diventare agitato e instabile quanto ti pare per gli ormoni che calano, ma non essendoci da mangiare, non prendi un etto in più. La menopausa rende psicologicamente labili, l’ansia induce a gratificazioni reperibili facilmente come il cibo e tutto questo porta i chilogrammi in più, ma solo dove cibo e alcool sono disponibili.

La menopausa interviene nelle diverse localizzazioni del grasso: da giovani il grasso in eccesso finisce in genere su bacino e cosce, in menopausa il grasso in eccesso si mette tutto sulla pancia e su petto e spalle, come avviene per gli uomini.

Altra situazione da discutere: la pillola fa ingrassare o non fa ingrassare? La pillola può provocare ritenzione idrica il primo mese e poi basta, altrimenti chi prende la pillola per un anno dovrebbe aumentare di 12 kg.

Un’altra favoletta diffusa è la purificazione attraverso il bere litri di acqua, per eliminare nel fiume dell’urina grassi, tossine e chilogrammi: non c’è una donna in giro che non sia attaccata ad una bottiglietta d’acqua nella speranza di dimagrire! A me più che altro sembra un inconsapevole richiamo fallico o il pronto auto-intervento simbolico di un qualsiasi malessere; non molto tempo fa, se cascavi dalla bicicletta o prendevi un qualsiasi spavento ti davano un bicchiere d’acqua.

Altro mito universale: Il cortisone fa ingrassare. In realtà non fa ingrassare nessuno: può provocare ritenzione idrica a seconda del cortisonico usato e stimolare l’appetito; basta tenere corretto il rapporto introito calorico / consumo e essere aiutati dai farmaci anoressizzanti nell’utilizzo cronico. Chi ha la sclerosi multipla o malattie autoimmunitarie e fa cortisone a vita dovrebbe diventare un elefante?

 

L’esplosione mediatica intorno al cibo (non esiste ora del giorno in cui tu accenda la TV e che non ci sia un programma sulla cucina) ha prodotto molto caos; stesso caos prodotto dalle miriadi di corsi e lauree brevi, che abilitano ragazzine a prescrivere diete senza arte né parte, il fulcro delle quali è sempre il diario alimentare di 100 anni fa o il non mangiare dopo le 19; le migliaia di pagine su Internet contribuiscono a dare altrettante opinioni discordanti intorno ad un problema molto semplice da ottenere: raggiungere e mantenere il Peso Forma.

Saperlo mantenere non è soltanto una questione estetica, ma preventiva sulla nostra salute. In ogni età, questo equilibrio porta solo giovamento: se a 30 anni, con un apparato scheletrico integro, il mio Peso Forma è 71 chilogrammi, è logico pensare che a 70 anni, con uno scheletro vecchio e fragile, probabilmente osteoporotico, probabilmente peseremo 10kg in più che non dobbiamo sostenere per non avere dolori. Bisogna mantenere il Peso Forma congruo per l’età, arrivando ad un compromesso tra mantenere un viso salutare e il peso da raggiungere.

Per queste considerazioni, ho sentito il piacere e il dovere di medico di rimettere le cose a posto, nelle fondamenta di una disciplina che ormai è una Babele. Oltre ai consigli base sul Peso Forma, per chi fosse interessato, ho voluto terminare con un approfondimento sullo stato dell’arte della patologia psichiatrica grave vincolata al cibo, in quanto offre spunti interessanti per differenziare situazioni molto diverse, che hanno come denominatore comune il cibo stesso, ma che necessitano di altri interventi psicologici e farmacologici.

Cibo: Piacere e Tormento

Il rapporto con il cibo e la nostra immagine corporea è quasi sempre conflittuale, anche in noi presunti sani. In ordine e grado: ci tormentano la magrezza eccessiva, il seno piccolo, il sovrappeso localizzato in punti strategici, il sovrappeso diffuso, più comprensibilmente l’obesità.

Senza essere malati, la maggior parte di noi, oltre ai problemi oggettivi della vita, ci aggiungiamo anche questo, completamente gratuito.

Il paradosso è che il tormento si genera da cibo ed alcool, che sono due rari elementi semplici, in grado di farci stare sereni, sia per il gusto, sia per la convivialità.

Dell’amore si potrebbe dire la stessa cosa, ma due persone che si amano sono molto più complicate mentalmente, rispetto ad un piatto di spaghetti al pomodoro e basilico e ad un bicchiere di champagne. In amore, le dinamiche sono infinitamente più complesse; tenere una relazione in equilibrio attivo è oggettivamente complesso. Noi, Homo Sapiens, siamo messi in crisi anche da un piatto di spaghetti: prima e dopo averlo mangiato a seconda di come vogliamo apparire. Piacersi è legittimo, tormentarsi no. Tenere un Peso Forma è una questione solo mentale, se vogliamo tenerlo. Se non vogliamo tenerlo, perché ci piace stare seduti a tavola e vivere fino a perdersi quel momento magico, in cui la vita sembra sdraiata su una foglia di basilico, dobbiamo accettare serenamente questo infinito piacere.

Il tutto si riduce, in un cervello sano, come presumiamo essere il nostro, ad una scelta piccola e facile: vogliamo più piacerci e piacere agli altri, o vogliamo più godere gustandosi il cibo e il vino? Come è possibile rendere una scelta così semplice un conflitto quotidiano? Perché si deve insinuare il dubbio, insistente come una mosca, contagioso come un virus, tra preferire uno stile di vita o l’altro? Mi viene da chiederci se siamo così sani. Per scelte di spessore maggiore fino quanto possiamo torturarci? Siamo una specie masochista inconsapevole e dobbiamo riesumare Freud per calmarci? Riprenderemo questo autogoal esistenziale, quando avremo qualche elemento tecnico in più e qualche luogo comune in meno nella testa, che il Dr. Antonio Favella ci svelerà.

Vaccini e Autismo 1

L’amico migliore del mio fratello gemello è il Grande Puffo, che lui chiama Puffino. Si vogliono bene, ma a volte ci gioca a calcio usandolo come pallone. Mio fratello gemello ha 2 anni, ma sa quello che fare. Il mio amico migliore è un caricabatterie celeste dell’IPhone 6 e per me è fantastico. Me lo giro tra le mani fino a quando, con una gentilezza che puzza forte, qualcuno mi dice Ciao Filo, è l’ora della nanna e con questa nenia, se la fanno bene, mi incantano e me lo levano. Ecco perché io voglio più bene al mio filo rispetto al mio fratello gemello. Io non lo prenderei a calci e per levarmelo mi ipnotizzano. Alcuni sono bravissimi a Ipnotizzarmi: Rossana, Papà, Conie e Amy più di tutti. Rossana con le labbra, Papà con la sua voce di chi mi ama follemente, Conie con la pazienza, Amy con la sapienza. Mamma è brava ma ha troppa fretta perché siamo fidanzati e so già che quando siamo fidanzati abbiamo fretta. Sì perché mio nonno, mio papà, mio fratello gemello e io siamo alieni e le cose della vita le conosciamo già. Ma ci sembrano nuove sempre. Io so che mamma e io siamo fidanzati. Mio fratello è single. Mia nonna non è una mia fidanzata anche se ci vogliamo bene e mi leva il filo di mano senza inganni. Io allora batto la testa nel muro fino a quando non mi fermano. Anche Barbara è bravina a ipnotizzarmi, ma batto la testa anche con lei perché non le viene naturale essere paziente. Barbara è molto intelligente ma ansiosa e io batto la testa nel muro. Non come con nonna ma ce la batto. Se levi Puffino a mio fratello gemello lui se ne frega, pende le macchinine e fa delle file lunghe un chilometro. Lui sa sempre cosa fare, mentre io penso sempre, spesso a nulla da quanto penso. Siamo forti io e lui. Lui è un calciatore giramondo, io sono un principe. Vedremo cosa accadrà. Abbiamo solo due anni e molte vite precedenti. Ora ho sonno, abbraccio mamma più stretto che posso e mi piace il suo respiro e mi piace la sua pelle. Mio fratello chi sa a che ora torna. Se torna.

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