Cibo: Piacere e Tormento

Il rapporto con il cibo e la nostra immagine corporea è quasi sempre conflittuale, anche in noi presunti sani. In ordine e grado: ci tormentano la magrezza eccessiva, il seno piccolo, il sovrappeso localizzato in punti strategici, il sovrappeso diffuso, più comprensibilmente l’obesità.

Senza essere malati, la maggior parte di noi, oltre ai problemi oggettivi della vita, ci aggiungiamo anche questo, completamente gratuito.

Il paradosso è che il tormento si genera da cibo ed alcool, che sono due rari elementi semplici, in grado di farci stare sereni, sia per il gusto, sia per la convivialità.

Dell’amore si potrebbe dire la stessa cosa, ma due persone che si amano sono molto più complicate mentalmente, rispetto ad un piatto di spaghetti al pomodoro e basilico e ad un bicchiere di champagne. In amore, le dinamiche sono infinitamente più complesse; tenere una relazione in equilibrio attivo è oggettivamente complesso. Noi, Homo Sapiens, siamo messi in crisi anche da un piatto di spaghetti: prima e dopo averlo mangiato a seconda di come vogliamo apparire. Piacersi è legittimo, tormentarsi no. Tenere un Peso Forma è una questione solo mentale, se vogliamo tenerlo. Se non vogliamo tenerlo, perché ci piace stare seduti a tavola e vivere fino a perdersi quel momento magico, in cui la vita sembra sdraiata su una foglia di basilico, dobbiamo accettare serenamente questo infinito piacere.

Il tutto si riduce, in un cervello sano, come presumiamo essere il nostro, ad una scelta piccola e facile: vogliamo più piacerci e piacere agli altri, o vogliamo più godere gustandosi il cibo e il vino? Come è possibile rendere una scelta così semplice un conflitto quotidiano? Perché si deve insinuare il dubbio, insistente come una mosca, contagioso come un virus, tra preferire uno stile di vita o l’altro? Mi viene da chiederci se siamo così sani. Per scelte di spessore maggiore fino quanto possiamo torturarci? Siamo una specie masochista inconsapevole e dobbiamo riesumare Freud per calmarci? Riprenderemo questo autogoal esistenziale, quando avremo qualche elemento tecnico in più e qualche luogo comune in meno nella testa, che il Dr. Antonio Favella ci svelerà.

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